Potrà sembrarvi strano e molti rimarranno sorpresi nel sapere che la Nazione più popolata da Giapponesi, dopo il Giappone stesso è il Brasile.
Le cause di questo strano evento sono riconducibili al primo decennio del XX secolo quando si è verificato un importante fenomeno migratorio che dal Giappone ha spinto migliaia di cittadini a cambiare vita in Brasile.
La data simbolo dell’inizio di questo fenomeno di espatrio è il 18 Giugno del 1908. La nave dal nome Kasato Maru sbarcò più di 700 persone, provenienti dal Paese del Sol Levante, che presero servizio soprattutto in aziende agricole.
Ci sembrerà strano sapere che molti brasiliani hanno gli “occhi a mandorla”
Questa migrazione sopperiva la mancanza di lavoratori nelle piantagioni di caffè, ai tempi principale prodotto dell’esportazioni brasiliane. I proprietari delle grandissime piantagioni, non potendo più ricorrere alla manodopera di schiavi africani e europei, fecero firmare allo stato brasiliano un accordo con lo stato giapponese, che sancisse questa immigrazione. A partire dal 1908, per circa cinquanta anni, si stima che arrivarono più di duecento mila lavoratori giapponesi. La maggior parte dei quali trovarono dimora nello stato di Sao Paulo e nello stato del Paranà. In questi luoghi era presente più offerta di lavoro nelle piantagioni di caffè.
Ci sembrerà strano sapere che molti Brasiliani hanno gli “occhi a mandorla”. Ma è così. Ad oggi, si stima che il Brasile sia lo stato dove risiedono più Giapponesi dopo il Giappone stesso, contando la presenza di quasi due milioni (Wikipedia segnala 1,9 di Nippo-Brasiliani o Nisei)
Il Brazilian Sushi è un esempio lampante di questa contaminazione
Le influenze della cultura giapponese sullo stile di vita carioca hanno portato alla nascita di molteplici ibridi. Per esempio in ambito sportivo, alla nascita del Brazilian jiu jitsu o nell’ambito della sfera gastronomica alla nascita della cucina Fusion che fonde culture culinarie differenti. Un esempio lampante è il Brazilian Sushi.
A partire dal 1950 questa migrazione calò drasticamente fino ad arrivare agli inizi degli anni Ottanta in cui si verificò l’espatrio opposto.
Molti Nippo-brasiliani, colpiti dalla crisi del proprio stato, decisero di tornare in Giappone che, invece, veniva investito da un vero e proprio boom economico con migliaia di opportunità di impiego. Questo fenomeno che prende il nome di Dekasegi ha creato una comunità di quasi 300 mila brasiliani residenti in Giappone. Il processo di reintegrazione in quello che era il loro paese di origine, non è stato, però, affatto semplice. I giapponesi, infatti, finiscono per ghettizzare i nuovi arrivati. Imposero loro i lavori più complicati, detti i tre kappa: duro, sporco e pericoloso (Kitsui, Kitanai, Kiken).