Il prodotto d’investimento ideale è quello che a scadenza (a 3 anni, o a 5, a 10, etc) non fa perdere soldi. Ed è per questo motivo che molti risparmiatori preferiscono gli strumenti a reddito fisso, proprio per non correre rischi. Il capitale, si dice, è al sicuro e si guadagna anche qualche interesse positivo.
Tuttavia, il rendimento netto non è mai uguale a quello nominale, ma lo si ottiene infatti al netto dei costi.
Quindi al guadagno lordo vanno tolte le imposte allo Stato, le commissioni e l’inflazione (è un costo in termini di potere d’acquisto). Quest’ultima a settembre è stata pari al 2,6%, un livello davvero preoccupante. Alla luce di questo dato ci chiediamo: ma chi sono i fortunati risparmiatori che stanno veramente proteggendo i loro soldi sul conto corrente?
Le stime preliminari dell’ISTAT sull’inflazione
L’Istituto di Statistica ha appena pubblicato le stime preliminari sull’inflazione a settembre 2021.
In sintesi, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è diminuito dello 0,1% su base mensile. Tuttavia, è salito al 2,6% su base annua, e anche rispetto al 2% di agosto.
Anche se si tratta solo di stime preliminari, il dato è preoccupante: la vita, infatti, costa sempre di più. Questo vuol dire che:
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a parità di stipendio, diveniamo più poveri. Cioè con gli stessi soldi compriamo meno beni e servizi (ma abbiamo visto tuttavia quando chiedere un aumento e aumentare la busta paga);
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a parità di risparmi (si pensi al deposito su un conto corrente infruttifero), nel tempo avremo meno ricchezza. Cioè quello che riuscivamo a comprare con 1.000 euro a settembre 2020, oggi non basta più. Cioè servono altri soldi ma per comprare sempre le stesse cose.
Per avere un’idea, ecco quanto valgono dopo 20 anni 10.000 euro sul conto o sotto il materasso.
Chi sono i fortunati risparmiatori che stanno veramente proteggendo i loro soldi sul conto corrente?
Quindi, per restare “neutri”, cioè per conservare nel tempo la stessa ricchezza di partenza, serve un investimento che pareggia i costi. Cioè dovremmo garantire, alla giacenza presente sul conto, un rendimento almeno pari ai costi, altrimenti siamo in perdita.
Immaginiamo che l’inflazione sarà pari all’1,4% per tutto il 2021. Aggiungiamo poi gli altri costi in maniera forfettaria, e concludiamo che il tasso medio dei costi per tutto il 2021 sia pari, ad esempio, all’1,50%.
Se le cose stessero realmente così, solo chi ha soldi impiegati a tassi pari o superiori all’1,50% starebbe proteggendo i risparmi. Cioè li starebbe conservando (almeno) invariati nel tempo.
Invece chi ha i soldi liquidi o investiti al di sotto di quel tasso sarebbe in perdita. Cioè nel tempo si ritroverebbe sempre lo stesso valore sulla carta, ma comprerebbe meno beni rispetto a quello che poteva acquistare ieri.
Per evitare di perdere soldi, la sola via è quella dell’investimento. Rifugiarsi dietro la “certezza” della liquidità, infatti, è molto dannoso quando l’inflazione è sostenuta.
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