Cassano perde la partita contro il fisco

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L’Agenzia delle Entrate ha lanciato strali contro Antonio Cassano e ha colpito al cuore il portafoglio dell’ex bomber. Ai tempi in cui il calciatore giocava magistralmente da attaccante nella squadra della Roma il Fisco non ha ricevuto nota di ben 263mila euro. Sfuggiti alla tassazione questi soldi, stando alle indagini, sono stati “corrisposti dalla società sportiva al calciatore per prestazioni professionali rese a quest’ultimo dal proprio procuratore”. Antonio Cassano di sicuro non avrà avuto paura di sbagliare un calcio di rigore, come cantava Francesco De Gregori. E non sarà “da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. Ma la Corte di Cassazione ha giudicato il calciatore per la sua condotta fiscale non proprio esemplare per cui stavolta Cassano perde la partita contro il Fisco.

La sentenza della Commissione regionale pugliese

Depositata ieri 11 febbraio la sentenza con cui la Cassazione ha accolto il ricorso del Fisco contro quanto statuito nel 2012. Ricordiamo infatti che allora la Commissione tributaria regionale pugliese si era pronunciata a favore di Antonio Cassano. Nel 2012 la Commissione aveva giudicato legittima “l’esenzione dalle sanzioni amministrative” del calciatore barese. Ciò poiché sussistevano “condizioni di incertezza relative alla portata e all’ambito di applicazione delle disposizioni disciplinanti l’individuazione del presupposto di imposta”.

Il ricorso delle Agenzie delle Entrate

La battaglia ingaggiata dal calciatore contro il Fisco prende le mosse da alcuni “fringe benefit” che il calciatore ha incassato dalla società sportiva AS Roma. Si tratta di emolumenti retributivi su cui Antonio Cassano non ha versato le tasse. Ciò perché, secondo la Commissione tributaria, vi erano le condizioni per ritenerli esenti dalle sanzioni amministrative. A seguito però di accertamenti e verifiche, il Fisco ha disconosciuto la pronuncia della Commissione tributaria della Puglia. I giudici della Cassazione hanno dichiarato che “ha errato la Ctr nel ritenere che potessero rilevare esimenti soggettive attinenti al buona fede del contribuente”. Da ciò è derivato l’annullamento delle conclusioni cui era approdata nel 2012 la Commissione relativamente alla “parte in cui ha escluso l’applicabilità delle sanzioni”. Già quando giocava nella squadra del Real Madrid, il calciatore aveva intrattenuto rapporti poco amichevoli col Fisco. A tutt’oggi la situazione si conferma invariata e Cassano perde la partita contro il Fisco.