Campagna elettorale Usa, i mercati ‘pesano’ Trump e Biden

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Le borse americane depresse riflettono la situazione difficile negli 50 Stati americani, che hanno faticosamente iniziato a riaprire dopo il lockdown anche se in alcune zone del paese il numero di contagi resta alto. Il bilancio delle vittime americane supera i 94.000 morti, avvicinandosi a grandi passi alla soglia psicologica dei 100.000 decessi. Uno studio della Columbia University rivela che le misure di distanziamento sociale fossero state prese una settimana prima, avrebbero salvato 36mila persone. Quanto peserà tutto questo sulle prossime elezioni americane e sui portafogli degli investitori?

36 milioni di elettori disoccupati

Campagna elettorale Usa, i mercati ‘pesano’ Trump e Biden. Infatti nelle ultime settimane sono stati creati 2,5 milioni di posti di lavoro ma sono state anche presentate oltre 2,5 milioni di richieste di nuovi sussidi per la disoccupazione. Attualmente sono 38,6 milioni il numero di persone rimaste senza lavoro dall’inizio della pandemia. Una situazione molto preoccupante perché, secondo diversi analisti, molti dei lavori andati persi non si ricreeranno nel breve periodo. Con molta probabilità gli Stati Uniti dovranno adottare un altro pacchetto di aiuti economici, ha detto il segretario del Tesoro Usa. Avvertendo che se non si prenderanno misure drastiche “i danni all’economia americana potrebbero diventare permanenti”. Anche sul fronte elettorale, in entrambi gli schieramenti sono in pochi a credere che l’emergenza sarà passata nei prossimi tre mesi. Dunque, gli americani a chi si affideranno?

Campagna elettorale Usa, i mercati ‘pesano’ Trump e Biden

I media statunitensi sollevano numerosi interrogativi a proposito della situazione economica nella quale si terranno le elezioni di novembre. I mercati stanno ‘pesando’ attentamente i due contendenti, Trump e Biden.  Non tutti sanno che, da più di un secolo le presidenziali statunitensi sono state decise da un algoritmo quasi infallibile: quando l’economia è buona il Presidente viene rieletto, quando l’economia è pessima, si elegge un nuovo Presidente.

Avvenne puntualmente nel 1932: il Presidente in carica Hoover, fu sconfitto dallo sfidante Roosevelt. All’epoca, l’economia statunitense si contrasse del 13% su base annua. Oggi, la Federal Reserve Bank of Atlanta prevede una contrazione del 54% solamente nel secondo trimestre del 2020. Il partito repubblicano, per non risultare impopolare, sta considerando l’ipotesi di rinviare o comunque ridurre la portata della convention di fine agosto a Charlotte, in Nord Carolina, durante la quale Trump riceverà ufficialmente la nomination per le elezioni di novembre. Un’ipotesi al vaglio anche tra i Democratici, la cui convention è prevista a Milwaukee una settimana prima. Stanno valutando la possibilità di trasformarla un incontro totalmente virtuale.

La percezione degli elettori legata al secondo trimestre dell’anno

Uno studio di Alan Abramowitz, dimostra che l’andamento economico nel secondo trimestre nell’anno delle presidenziali è quello più importante al fine di rieleggere un presidente in carica. Questo perché gli elettori hanno bisogno di tempo, per digerire la propria situazione economica. L’andamento del terzo trimestre risulta troppo a ridosso dell’elezione per produrre un cambiamento significativo. Seguendo il ragionamento di Abramowitz, anche se Trump dovesse godere di una grande ripresa economica in autunno, gli elettori avranno già scolpito nella propria mente per chi votare in base ai dati odierni, primaverili e estivi.

Nell’autunno del 1992, George H.W. Bush non venne rieletto per un secondo mandato nonostante un’economia tornata in forte espansione. Il Dipartimento del Commercio comunicò una revisione al rialzo per il terzo trimestre: dai 2.7% al 3.9%. Eppure, nel giorno dell’elezione, 7 elettori su 10 dichiararono che la loro percezione dell’economia era “non buona” o “pessima”. Si verificò quanto abbiamo appena detto. La recessione dei primi anni 90’ terminò ufficialmente nel Marzo del 1991, gli strascichi si ebbero fino alla primavera del 92’, con il picco della disoccupazione al 7.8% raggiunto proprio nel mese di giugno. I 5 mesi che separarono l’inizio della ripresa economica dal fatidico primo martedì di novembre non furono abbastanza per cambiare l’umore degli americani, garantire a George H.W. Bush un secondo mandato.

La strategia attuale di Donald Trump

Il presidente Trump in questi giorni ha rilanciato su Twitter la notizia dei 2,5 nuovi posti di lavoro nel mese di maggio, in modalità auto elogio. Questa è la sua prima vittoria spendibile in campagna elettorale dall’inizio del 2020, dopo aver quasi dato inizio a una terza guerra mondiale e aver messo a rischio le vite di milioni di americani avviando tardi il distanziamento per la pandemia. Nei prossimi mesi, Trump dovrebbe ancora puntare a rendere la Cina il nemico perfetto agli occhi del popolo americano. Ci ha già provato nel primo round, con la guerra dei dazi e con l’emergenza sanitaria. Ma di recente sta aizzando gli animi anche contro l’import dall’Ue, per favorire i consumi interni.

Questi continui attacchi nella campagna elettorale Usa li dobbiamo seguire, ci riguardano da vicino. C’è un testa a testa con il nuovo vertice Ue e anche con la Merkel. E’ una strategia che ha dimostrato di funzionare: quando c’è di mezzo un nemico esterno o uno shock esogeno di ampia portata, il Presidente americano in carica beneficia del “rally around the flag effect”: un momentaneo incremento dei consensi intorno alla bandiera nazionale, che può portare al traguardo della rielezione. Ad oggi, metà degli statunitensi ha più fiducia nella capacità del presidente in carica di rilanciare la crescita economica. E i mercati non apprezzano le idee meno capitalistiche di Biden e le sue opinioni sulla Fed.

La strategia di Jo Biden

Per la corsa alla Casa Bianca, nella campagna elettorale Usa, il candidato democratico Joe Biden ha scelto il basso profilo. Lasciando che il voto del prossimo 3 novembre si prefiguri come una sorta di referendum sul presidente in carica, Donald Trump. Tale approccio sembra pagare nei sondaggi. L’ex vice di Barack Obama ad ora vanta un vantaggio di 14 punti su Trump. Questa è la previsione della “Cnn”. Mentre “Fox News”, testata di riferimento dell’elettorato repubblicano, riduce il distacco a 12 punti. La decisione di Biden di lasciare a Trump il centro della scena, con i connessi attacchi dei media e le polemiche sui social, è una mossa strategica. L’amministrazione è in difficoltà su tre fronti: la gestione dell’emergenza coronavirus, la crisi economica, i problemi tra le diverse comunità etniche. Biden piace alla maggioranza degli elettori, che oggi giudica negativamente l’operato di Trump in risposta alla pandemia di Covid-19 e sulla gestione questioni razziali.