Cambiamento climatico: al mare si andrà al Nord

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Cambiamento climatico, argomento trito e ritrito. Nonostante ciò le abitudini non vogliamo proprio cambiarle, consci anche dell’impatto negativo che si prevede nel futuro. Il surriscaldamento del pianeta stravolgerà nei prossimi 30 anni l’intero mondo. Se il gas serra non verrà drenato, di questo passo assisteremo ad un cambiamento radicale anche delle abitudini. Ci sarà chi soccomberà ma anche chi trarrà benefici.

Dove andare a mare nel 2050

Di questo passo nel 2050 andare al mare nel Mediterraneo diventerà difficile per le alte temperature. Un disagio climatico per più giorni. Ci ritroveremo sui valori di temperatura di località africane con il volume d’acqua sulle coste che potrebbe diminuire del 15%. A questo punto le vacanze estive andranno fatte al Nord Europa negli Stati bagnati  dal mare e con temperature più gradevoli.

Il peso del cambiamento climatico sull’agricoltura

Tra agricoltura e clima c’è uno stretto rapporto. Pensiamo all’uva con cambiamenti climatici di questa portata che fine farebbe il comparto. Vedremo la produzione di vino farla in aree non tradizionali.

I benefici tutti al Nord Europa

Il clima africano avvicinandosi al Mediterraneo sposterà “la normalità” più a Nord Europa. Ecco che a beneficiare del cambiamento climatico saranno località balneari dell’Europa del Nord, i raccolti saranno più consistenti in determinate aree e i rendimenti agricoli potrebbero addirittura migliorare. Con un quadro del genere la Russia è tra gli Stati che può avere benefici in tutti i sensi. Così come Germania, Regno Unito che hanno oggi livelli di calore e umidità contenuti ma con l’innalzamento dell’asticella del caldo potranno stravolgere e portare benefici nell’agricoltura.

La reazione degli oceani

Un anomalo riscaldamento degli oceani potrebbe portare a una riduzione del volume di pesce pescato, generando anche crisi nel comparto. Gli eventi naturali estremi in aumento andrebbero a danneggiare beni fisici e infrastrutture: le sole inondazioni fluviali potrebbero quasi raddoppiare entro il 2030 rispetto alle già gravi manifestazioni di oggi.

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