Sui Buoni postali fruttiferi da 4 anni e mezzo regna il caos. Il pasticcio combinato infatti dalle Poste italiane un trentennio fa, insieme all’allora ministero del Tesoro, oscilla tra il tragico e il grottesco. Il tema verte sui Buoni fruttiferi postali scaduti: il caos dei veri interessi da riscuotere. In particolare in queste righe ci concentreremo sui Buoni postali della serie Q/P, emessi successivamente al luglio 1986 e a scadenza trentennale. I tagli maggiormente venduti sono stati quelli da 5 milioni delle vecchie lire. E sono quelli che maggiormente si ritrovano ancora gli italiani in casa . Ora, è successo che a scadenza Poste abbia rimborsato molto meno del dovuto. Cioè ha liquidato il risparmiatore molto meno di quello che gli aspettava.
Alle origini del tutto
Cerchiamo capire le origini dei Buoni fruttiferi postali scaduti: il caos dei veri interessi da riscuotere. Tutto ha origine nel 1986 quando vennero emessi quelli che per allora erano i nuovi Buoni fruttiferi postali della“serie Q/P”. Tuttavia si decise di evitare uno spreco e di non buttare via i vecchi Buoni fruttiferi in giacenza, che riconoscevano interessi maggiori. A tal fine il Ministero ebbe una “brillante” idea. Impartì a Poste di usare pure i Buoni di altre vecchie serie invendute, ma solo dopo averli timbrati fronte e retro con l’indicazione della nuova serie. In modo che al risparmiatore che li comprava fosse chiaro sia la nuova serie a cui appartenevano, sia quanto andava a guadagnare in 30 anni.
Dov’è il “cuore” del problema?
Il problema di questi Buoni fruttiferi postali scaduti: il caos dei veri interessi da riscuotere, è insito appunto nel valore finale che Poste di norma riconosce. Infatti questi titoli offrono dei tassi d’interesse certi solo fino al 20° anno. Ossia l’8% fino al 5° anno, il 9% dal 6° al 10° anno, poi il 10,5% dall’11° al 15° e infine il 12% dal 16° al 20°. E dopo? E dal 21° al 30° anno? Il caos. Peggio: si sono “scordati” di mettere gli interessi sull’ultimo decennio!
E a completare l’opera c’era che quei Buoni ritimbrati, e piazzati dalle Poste in quel periodo, avevano sul dorso indicazioni diverse gli uni dagli altri. Cioè: su alcuni c’era scritto che dal 21° al 30° anno i Buoni avrebbero reso Lire 258.150 per ogni singolo successivo bimestre. Su altri c’era scritto che il rendimento per ogni bimestre sarebbe stato pari a Lire 1.290.751. e infine altri titoli portavano interessi per la bellezza di Lire 1.777.400 a singolo bimestre per l’intero ultimo decennio.
Si ha diritto al reintegro
A scadenza dei 30 anni è purtroppo successo che Poste abbia rimborsato il possessore con molto meno del dovuto. Della quota interessi, ovviamente. Ora, in questi ultimi anni ci sono stati diversi pronunciamenti che hanno dato il 100% di ragione ai risparmiatori. Cioè andavano liquidati secondo quanto inizialmente previsto dai Buoni fruttiferi postali scaduti: il caos dei veri interessi da riscuotere. Per cui se si sono già portati allo sportello ed incassati, ci si può rivolgere agli Arbitrati bancari e finanziari o a un consulente finanziario. Insieme si preparerà il ricorso da presentare a Poste italiane, che è tenuta al ristoro dell’intera somma.