BTP Italia 2025: una grossa operazione di marketing e poco più

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BTP Italia 2025: una grossa operazione di marketing e poco più. Perché affermiamo questo? Sappiamo bene di andare contro il sentire comune, visto che in 2 giorni (ieri e oggi) siamo a 8 miliardi di prenotazioni del nuovo strumento emesso dal governo italiano. Uno straordinario successo, vero? E c’è ancora anche domani, quindi si arriverà con certezza a 10, forse anche a 11, 12 miliardi di controvalore prenotato dal pubblico indistinto. Poi giovedì toccherà agli istituzionali, e la musica cambierà… nel senso che ne prenderanno un bel po’ anche loro, e a molti retail potrebbe non toccare niente. Ma se è un successo, e bello grosso, come possiamo affermare quanto detto nel titolo? Siamo antipatrioti? Abbiamo antipatico qualcuno? No. Semplicemente, la nostra è un’affermazione ragionata. Questa corsa al BTP Italia 2025 no.

E vediamo perché.

Il BTP Italia 2025 è un BTP indicizzato all’inflazione con una scadenza a 5 anni, con un rendimento annuale lordo del 1,4% pagato in due cedole semestrali + FOI. Il FOI è l’indice nazionale dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati, cioè l’inflazione. Giovedì il Tesoro potrà anche decidere di aumentare la cedola dell’1,4% in base all’andamento del mercato. In questo caso gli istituzionali avranno un vantaggio nella valutazione (succederà, potete giurarci). Fra gli obiettivi del Tesoro  vi è anche quello di aumentare la quota di debito in mano a investitori privati domestici (attualmente intorno ad un misero 4%). Capito? Attualmente l’investitore medio italiano se ne frega dei BTP che, infatti, sono fondamentalmente in mano alla BCE. E, dopo di lei, alle banche francesi e tedesche (nell’ordine). Perché il BTP Italia è indicizzato all’inflazione? Perché così se l’inflazione sale oltre alla cedola si incassa anche una rivalutazione legata all’andamento del carovita. E poi? La particolarità di questa emissione è che bisogna aggiungere un 8 per 1000 in più sul capitale che viene dato al suo possessore se lo deterrà senza mai rivenderlo fino a scadenza. C’è anche un fine “sanitario” (per alcuni persino patriottico). Ovvero che lo Stato ha dichiarato che i proventi di questa emissione serviranno per sostenere imprese e famiglie durante l’emergenza Coronavirus (spoiler: non ci crede nessuno). Ma perché è una grossa operazione di marketing e poco più?

BTP Italia 2025: una grossa operazione di marketing e poco più

Vale davvero la pena investire in questo strumento, dal punto di vista rischio-opportunità, ovvero quello finanziario?  Il tasso offerto come rapporto rischio/rendimento è poco. Perché? Perché è poco meno dell’’1,4% netto. Tale cifra si ottiene sommando all’1,4% lordo il premio fedeltà di 0,8% annuo finale, e sottraendo l’imposizione fiscale, che sui titoli di Stato è del 12,5%. Non è certo così alto da ingolosire senza tenere conto dello scenario di un Paese come l’Italia. Paese che rischia molto nella fase 2 e fase 3 dal punto di vista della struttura produttiva e del gettito fiscale futuro. Eh già, perché ogni anno lo Stato italiano deve emettere circa 500 miliardi di € di titoli per ripagare quelli in scadenza e coprire le nuove necessità correnti. Quanto offerto, secondo noi, è il minimo sindacale. E con i minimi sindacali si va poco lontano. Ed è poco rispetto a bond già emessi ed ancorati anch’essi all’inflazione.

Titoli obbligazionari che magari si possono acquistare ben sotto il nominale, con qualche vantaggio fiscale.

Si è calcato molto, sulla stampa specializzata, soprattutto, ed un po’ anche sulla TV generalista, sul fatto che il denaro raccolto sarà usato per “la ripresa dell’Italia”. Volete una riprova di quanto vi abbiano preso in giro, dicendovi questo? Il MES da 36 miliardi, che non si vorrebbe usare esclusivamente per scopi politici, sarebbe un prestito decennale allo 0,1%. Il BTP Italia è a 5 anni all’1,4%. O sono idioti a non voler usare il MES o, appunto, è solo un calcolo politico. Di conseguenza, vi prendono in giro, quando vi dicono che useranno il denaro raccolto col BTP Italia 2025 per la ”ripresa”. Perché c’è uno strumento ben più sostanzioso, e che costa molto meno per quello, ma si preferisce emettere debito nostrano pagandolo molto di più. Follie.