BOT e BTP : quali previsioni?
Mentre il BTP future veleggia tranquillo ben sopra quota 130 (siamo a 131,22) l’asta odierna dei BOT a 12 mesi ci consegna una situazione positiva per il nostro debito pubblico.
I tassi dei BOT sono infatti scesi allo 0,069% dal precedente 0.122%.
Un segnale di attenzione positiva all’Italia e alla sua storica capacità di levarsi da ogni impaccio.
BOT e BTP: rischio Italia pompato ad arte
A prescindere dall’esito dell’asta odierna dei BOT quello che va detto è che il rischio Italia è pompato ad arte da forze che indubitabilmente vogliono imporre al nostro paese una qualche forma di sottomissione.
E la “storia”, trita e ritrita, del debito pubblico è l’arma con cui periodicamente ci sparano addosso.
La mala fede di questi comportamenti è ampiamente provata e riprovata dal fatto che mai alla Francia, che pure detiene un debito pubblico più alto del nostro, sono riservati simili trattamenti.
Anzi la deroga sul rapporto deficit/PIL annuale concessa a Parigi è ormai regola fissa!
Evidentemente i trattati a due con la Germania servono a qualcosa…
BOT e BTP: la rinuncia alla sovranità monetaria? Un errore
La rinuncia alla sovranità monetaria in un simile contesto di organizzazione dell’UE si rivela ogni giorno di più un errore storico.
La mancata condivisione, se non del debito, per lo meno dei tassi di interesse sullo stesso (BOT o BTP che siano) è un fardello che inevitabilmente finisce per gravare a suon di spread sui paesi ab origine UE più esposti al debito stesso.
A ciò si aggiunge che le disparità fiscali (vedasi trasferimento di Mediaset in Olanda) rendono ancora più evidente la totale mancanza di una politica comune.
Un indirizzo politico che coltivi pariteticamente gli interessi di tutte le nazioni che compongono l’UE non si è mai vista.
Sempre e solo indicazioni e direttive tarate sui cosiddetti paesi forti Germania in primis.
Beffa delle beffe ora proprio la Germania, a forza di indebolire i partner europei a suon di austerity, sta pagando un prezzo molto caro per la propria economia.
Economia tedesca che da mesi dà precisi segnali se non di asfissia comunque di grave difficoltà.
Eppure Danimarca e Svizzera hanno mantenuto le proprie monete locali…
Per consentire la libera circolazione di merci e popolazione lavorativa o turistica che sia non era necessaria una moneta comune.
La presunta idea che l’unione faccia la forza troverebbe fondamento sulle basi sopra descritte.
Paesi come Svizzera o Danimarca nella loro piccola dimensione sarebbero già “morti” se davvero la moneta comune fosse un must necessario per sopravvivere…
Così, nella realtà, i paesi si debbono arrangiare all’interno di un sistema UE che ragiona per sommi capi ignorando completamente le peculiarità dei singoli stati.
E soprattutto delle specifiche popolazioni.