Di ieri il taglio della Federal Reserve ai tassi di interesse. Una decisione che ha avuto conseguenze contrastanti su borse e mercati. Cosa attendersi allora per tutto il 2020?
Le reazioni alla Fed
La decisione della Fed ha portato una serie di conseguenze contrastanti sui mercati. Ieri, appena dato l’annuncio, Wall Street è crollata sotto il peso di aspettative forse troppo dovish. Oggi l’Europa ha aperto con un Ftse Mib in rialzo e le altre borse in ordine sparso. Si va, infatti, dal +0,26% visto a Parigi qualche minuto dopo le 11 con il suo Cac 40, al -0,08% di Francoforte sul Dax. Eppure la decisione della banca centrale Usa, come quella di altre banche, determinerà gran parte dell’andamento delle borse anche nei prossimi mesi, se non il prossimo anno. Una decisione che, stando alla view di alcuni osservatori, sarebbe stata, seppur parzialmente, influenzata dalle volontà accomodanti di un Trump che ha sempre premuto per un taglio ampio sul costo del denaro. E sarà proprio Trump, secondo la view di Mark Mobius co-fondatore di Mobius Capital Partners, a decidere i destini di borse e mercati nel prossimo futuro.
La view di Mobius
Mobius è convinto che i mercati azionari statunitensi potrebbero trovarsi di fronte ad enormi difficoltà se il presidente Trump non riuscirà a vincere un secondo mandato alla Casa Bianca. Il motivo è semplice. Come per la Fed, le politiche di Trump hanno fortemente influenzato i mercati, forse anche più di quelle dei suoi predecessori. Basti pensare all’impatto che hanno i suoi tweet, nel bene o nel male, ma anche le sue dichiarazioni in ambito di guerra dei dazi. Ovviamente senza considerare le sue politiche fiscali e le pressioni per un dollaro debole. Quindi, secondo Mobius, oltre che dalla Fed, i mercati starebbero diventando dipendenti anche da Trump. Una conferma sarebbero i rialzi registrati proprio con l’arrivo del tycoon alla Casa Bianca.
Numeri dei mercati Usa
I numeri ne sarebbero la prova. dal 2017, con l’arrivo di Trump l’S & P 500 e il Dow Jones Industrial Average sono aumentati di oltre il 30% mentre il Nasdaq Composite è arrivato al 45%. Una spinta che potrebbe venir meno in caso di fallimento di Trump per un secondo mandato. Fallimento che, anche in virtù di un partito democratico diviso su tutte le principali questioni, non sembra essere probabile. Gli asini (simbolo comunemente adottato dai democratici) non hanno ancora trovato un candidato in grado di poter contrastare l’attuale presidente.