Bonus Cura Italia ma non per tutti, come mai?
Il noto decreto “Cura Italia” prevede un bonus di € 600,00 per le partite IVA, ma ad alcune di queste categorie vengono messi limiti e paletti non giustificabili dalla Costituzione Italiana. Tali differenze palesemente sono anticostituzionali per l’art. 3, principio di uguaglianza e divieto di disparità di trattamento, ne abbiamo già parlato.
Questo bonus sarà erogato dalle singole casse previdenziali ed è stato stanziato dal Fondo di ultima istanza.
Vediamo i limiti per l’accesso a tale bonus, può richiederlo chi:
- nel 2018 hanno avuto un reddito inferiore a 35.000 € ( vedere dichiarazione redditi presentata ad ottobre 2019);
- in presenza di un reddito tra i 35 e i 50 mila euro ( anno 2018), se nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 devono aver cessato, ridotto o sospeso la loro attività di almeno il 33%. Il reddito dovrà essere determinato in base al principio di cassa come differenza tra i compensi percepiti e le spese sostenute per l’attività. Al fine di verificare il reddito viene inoltre precisato che non assume rilevanza solo il reddito da lavoro autonomo ma è necessario considerare tutti i redditi percepiti, quindi affitti, interessi, ecc.
Bonus Cura Italia ma non per tutti
A mio parere è pura follia, leggi scritte da chi non sa neppure le difficoltà della tenuta della contabilità per determinare i dati relativi al reddito e non al fatturato. Il Tutto fatto solo per scoraggiare tali richieste.
Per quanto riguarda le partite IVA forfettarie ad oggi non ci sono indicazioni precise.
Ulteriore “bonus” le domande devono essere fatte entro il 30/04/2020, pena la decadenza, per le altre categorie non vi è questo limite temporale.
Le istruzioni per la richiesta del bonus con autocertificazione, in caso di dati mendaci, sono pure a rilevanza penale, è veramente una trovata burocratica.
Se il Governo non voleva dare niente ai professionisti delle casse private che un tempo erano tutte pubbliche, poteva dire: a Voi niente! Forse era meglio.
In contrapposizione, un titolare di partita iva iscritto, per legge non per scelta, , non ha scelta, ad una cassa “privata” del rispettivo ordine, avrà il diritto di vedersi riconosciuta la sua prestazione professionale esente dall’IRPEF dato che questi provvedimenti saranno posti a carico della fiscalità generale e lui non potrà beneficiarne per la discriminate relativa solo ad un ammontare di reddito ?
No, questi professionisti sono cittadini di categoria B!
Sorge a questo punto una prima e doverosa domanda: i titolari di partita IVA iscritti a casse autonome per legge, si sentono rappresentati da un Governo che emette tali provvedimenti?
E successivamente un’altra:
Questo provvedimento è costituzionale? Rinvio a chi più esperto di me la risposta.