La situazione catalana, relativa alle conseguenze del referendum indipendentista e allo scontro con il governo spagnolo, ha mosso in senso ribassista i bond periferici dell’area euro, a partire dai bonos spagnoli, e qualche analista ha paventato anche un rischio emittente.
Ma come stanno realmente le cose?
La mia impressione è che spesso a certi fenomeni si guardi più con emotività, che con analisi basate su elementi che giustifichino realmente, e razionalmente, certe prospettive.
Uno degli elementi da considerare con maggior intenzione, relativamente alla salute o meno dei titoli di stato di un paese, è la curva dei tassi, che congiunge i rendimenti alle varie scadenze.
Come noto, una curva inclinata negativamente, o prima positivamente e poi negativamente (tecnicamente si dice che va in testa a coda) esprime effettivamente un rischio finanziario legato alla possibilità di default, ma al momento non è certo il caso di paesi come Spagna o Italia.
Per ritrovarne una di questo tipo dobbiamo considerare paesi, invece, come la Grecia, la cui curva dei rendimenti ci insegna diverse cose.
Esaminiamola con attenzione.
La curva ellenica di un mese fa esprimeva, infatti, un tratto prima crescente sino alla scadenza biennale, poi improvvisamente decrescente sulla scadenza triennale, con una differenziale di oltre 3 punti percentuali, per poi risalire sino alla scadenza ventennale e poi nuovamente flettere.
Un segnale evidente di grave tensione finanziaria, che l’attuale curva ha recuperato, assumendo impostazione rialzista sino ai 3 anni.
Rimangono le tensioni a medio termine, con un’inclinazione che diviene negativa dalla scadenza triennale in avanti, a denotare le proiezioni dei mercati finanziari di gravi difficoltà di rimborso.
Nulla che abbia a che vedere con la curva dei rendimenti dei titoli spagnoli o italiani.
Entrambe le curve sino infatti inclinate positivamente con un differenziale tra rendimenti della scadenza triennale e trentennale di circa il 3 per cento per la Spagna e di circa il 3,3 per cento per l’Italia.
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Cimatti Mario Marco
Un leggero appiattimento, rispetto alla curva di un anno fa, si riscontra solo nel tratto tra le scadenze a 15 e 20 anni.
Nulla, quindi, che faccia pensare che i mercati intravedano prospettive di gravi crisi finanziarie, almeno al momento.
Solo se il differenziale tra scadenze a breve/medio ed a lungo della curva facesse inclinare quest’ultima negativamente, potremmo pensare alla prospettiva di un potenziale default.