Le politiche delle banche centrali hanno permesso a Bank of America di rivedere le loro previsioni sui bond europei, in particolare su quei tedeschi. Ecco il risultato.
Bond europei: le previsioni di BofA
Acquisti sui Bund tedeschi. Come era facile prevedere, le nuove, prossime, decisioni della banca centrale statunitense, oltre a quelle della banca centrale europea, sono state interpretate come un’ammissione, seppur indiretta, di difficoltà economiche in arrivo. Ecco allora che il mercato, oggi, guarda già con occhio favorevole al Bund tedesco. Ma questa “simpatia” per il titolo di stato teutonico potrebbe portare presto i rendimenti a -0,4% secondo quanto previsto da Bank of America Merrill Lynch. Anche perché ad associarsi al coro delle colombe è stata anche la Bank of England con un tono ben più accondiscendente di quanto ci si aspettasse. Anche se, è bene sottolinearlo, nel caso di Londra c’è da considerare la Spada di Damocle della Brexit.
Le sottigliezze di Draghi
Da parte sua, al simposio di Sintra in Portogallo, il presidente uscente della Bce Mario Draghi, ricordano da BofA, ha parlato di interventi “qualora la situazione non migliori”. Una affermazione che è leggermente differente dalle precedenti che, invece, prendevano in considerazione l’entrata in scena di eventi negativi. Una sottigliezza che i mercati hanno recepito. Perché considerando la frase di Draghi si intuisce che la situazione è già di per sé difficoltosa e deve cambiare. Mentre in passato, invece, l’approccio era più ottimista. In altre parole: le cose andavano in maniera accettabile, per quanto incerta.
Bce e le armi sul tavolo
E ancora: stando allo spettro delle scelte da parte della Bce, tutte le armi sarebbero sul tavolo, partendo non solo dal taglio dei tassi, opzione già citata più volte, ma anche un ritorno degli acquisto di asset. Per questo motivo dalla Bce si attendono un cambio della forward guidance già dal prossimo mese, mentre per il taglio dei tassi si dovrà aspettare settembre. E l’approccio alla strategia dovish potrebbe essere anche più lungo di quanto ci si aspetta. Il sospetto nasce dopo che il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, ha riabilitato il Quantitative Easing definendolo legittimo.
Il cambio di Weidmann
Un cambio di marcia che può essere spiegato in due modi. Il primo è che, essendo Weidmann un candidato alla successione di Draghi, potrebbe cercare l’appoggio delle nazioni che, dal QE, hanno tratto grande vantaggio, riuscendo anche a dribblare le critiche di chi lo considera un falco.
Secondariamente potrebbe anche aver notato la reale necessità del ritorno degli stimoli monetari visto che, come spesso si è visto, l’area dell’euro sta crescendo al di sotto del suo potenziale. Creare perciò nuovi fattori di destabilizzazione non sarebbe conveniente per nessuno.
Ancora di più in un clima generale di guerra dei dazi (per l’Europa il rischio è sulle auto) ma anche di Brexit e lotta tra l’Ue e il governo italiano.
Dunque, per Bofa u Bund a -0,4% per la fine dell’anno. Un rendimento negativo che conferma la realtà dei fatti e cioè che circa l’85% dei titoli governativi tedeschi è a sua volta a rendimento negativo. Un record? Forse, ma si sappia anche che al secondo posto ci sono i bond giapponesi con il 70%.