Bomba a orologeria sotto il sistema bancario europeo

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Bomba a orologeria sotto il sistema bancario europeo? I ribassi dei listini nell’ultimo mese hanno colpito tutti i settori, in maniera indistinta. Se agli inizi l’’accanimento’ è stato sui petroliferi, poi la ruote è girata per tutti. Se ieri le vendite hanno colpito gli assicurativi, oggi il terremoto s’è abbattuto su casa Agnelli. Tuttavia in queste righe cerchiamo di fare luce sul comparto bancario europeo, quindi non solo italiano. Al netto della faccenda ‘debiti nazionali’, variabile da Stato a Stato, e quindi delle rispettive banche nazionali, un problema le accomuna è lo spread. Esso lo possiamo paragonare a una sorta di minimo comune multiplo che muove le dinamiche dei corsi azionari. Tuttavia, chissà perché, quando si pronuncia ‘spread’ il pensiero corre all’Italia. Manco fosse un’esclusiva di Stato! Prendiamo il caso francese, invece. Giovedì della settimana scorsa, nel giorno dell’intervento della presidente Lagarde, i famosi Oat francesi (i corrispondenti dei BTP) toccarono un differenziale di circa 65/70 punti. Poca cosa rispetto ai nostri 250 circa, ma tanto per i cugini d’Oltralpe. Capiamone di più

Il perché dei timori

Bomba a orologeria sotto il sistema bancario europeo? Il giorno prima dell’intervento del direttore BCE, i fondi H20 della banca d’affari francese Natixis in un solo giorno registrarono un sonoro -30%. Una debacle per chiunque, anche per i fondi dei cugini d’Oltralpe. Gli stessi fondi, guarda caso, che peraltro erano finiti nel mirino del mercato già nell’estate 2019. Il motivo? La natura essenzialmente illiquida dei bond corporate che venivano incorporate da quei fondi. In essi infatti si ravvisano, mixati ad arte, bond di società in forte difficoltà. Ora, l’aspetto della liquidità di uno strumento è di fondamentale importanza. Se in un qualunque momento o circostanza mi serve monetizzare e quindi devo vendere, se quel mercato è illiquido il prezzo lo farà chi compra. Detta legge lui. La faccenda francese rischia di deflagrare pesante. Perché ‘sgonfiato’ il cuscinetto di liquidità del QE che Draghi garantiva ai mercati, quest’ultimi iniziano – giustamente – a selezionare. Così nella tempesta chi ‘meno vale’ più è venduto. Le parole della Lagarde di giovedì hanno fatto il resto.

Banche del Sud ‘contro’ banche del Nord

Bomba a orologeria sotto il sistema bancario europeo? Ora, i nostri istituti di credito da anni sono tartassati di critiche per via dello spread. Ma, chiediamo a tutti, siamo poi così sicuri, certi e convinti che avere prodotti illiquidi nei propri portafogli sia il modo migliore di impiegare gli attivi di una banca? A giudicare dalla faccenda Natxis, nutriamo seri dubbi. Tale prassi operativa è peraltro diffuse a molte banche francesi, e tedesche pure. Vedi Deutsche Bank, per esempio. Alcune banche francesi, inoltre, sono l’epicentro europeo dell’emissione del c.d. prodotto strutturato autocallables. Si tratta di una sorta di assicurazioni circa la tenuta dei mercati (a cui fanno riferimento). Ossia garantiscono al cliente della banca che le sottoscrive un rendimento mensile garantito dai premi ricevuti. Quindi se quel mercato ‘assicurato’ crolla, il prezzo della polizza assicurativa sale. Identico all’andamento inverso tra il prezzo e l’interesse di un bond. Il mercato in questi giorni di tempesta inizia a temere il peggio, perché il mercato maggiormente ‘assicurato’ è l’EuroStoxx 50. Che da giorni ormai scende, come tutti i listini mondiali. Per cui eventuale crollo di quest’ultimo andrebbe ben aldilà di quella che per altri è una semplice ‘correzione’ dei mercati. Perché in questo caso infatti darebbe il là all’inasprirsi del rischio oggi racchiuso in seno alle banche d’Oltralpe.

Le possibili conseguenze? Facilmente desumibili.