Ci sono alcuni casi in cui la banca è autorizzata a bloccare il conto corrente. Di solito, il risparmiatore può rendersi immediatamente conto di questa operazione coatta dal momento che la sua operatività viene totalmente sospesa. La banca, secondo quanto stabilito dalla legge, può procedere a bloccare il conto di un proprio correntista quando si impone la necessità. Certo, è una situazione assai spiacevole nella quale nessuno vorrebbe trovarsi. Tuttavia, c’è da dire che le ragioni legate alla chiusura di un conto sono strettamente legate a situazioni particolarmente rilevanti. Analizziamo di seguito tutto quello che c’è da sapere sul blocco del conto corrente. La banca può farlo ed è bene evitare di trovarsi in queste condizioni.
I casi più comuni in cui si verifica il blocco del conto corrente
Quando si parla di blocco del conto corrente, ci si riferisce in maniera più definita, al blocco dell’operatività. Questo vuol dire che un risparmiatore che è in possesso di una carta di credito o un bancomat non può più utilizzare questi strumenti. Talvolta può accadere, ad esempio, che venga bloccata l’operatività quando si supera il massimale mensile di prelievo sul conto corrente. Oppure, ciò accade nei casi in cui la carta sia smagnetizzata ed i pagamenti non siano più effettuabili. Si tratta di situazioni temporanee di facile risoluzione naturalmente. Tuttavia, ci sono altri casi più gravi in cui si impone il blocco del conto corrente in maniera coatta.
Operazioni di antiriciclaggio
Ci sono casi di maggiore spessore in cui la banca potrebbe avviare un blocco del conto corrente. Si tratta di situazioni ritenute sospette dall’istituto di credito stesso. Come sappiamo, la banca monitora i movimenti monetari di ciascun correntista. Nel caso in cui tali movimenti si rivelino sospetti e conseguenza di operazioni di antiriciclaggio, la banca potrebbe operare un blocco netto. In questi casi, sarà dovere del correntista presentare la documentazione utile richiesta per dimostrare la trasparenza dei propri movimenti bancari.
Il Fisco potrebbe operare il blocco del conto corrente?
Anche il Fisco, ed in particolare l’Agenzia delle Entrate Riscossione, potrebbe operare una operazione coatta di blocco. In questi casi, si parla più precisamente di pignoramento del conto corrente. questo accade quando il correntista risulta debitore nei riguardi del Fisco. Il pignoramento dura in genere 60 giorni. In questo lasso di tempo la banca non consente al correntista alcuna operazione di prelievo o storno sui propri risparmi. Trascorsi i due mesi, il saldo del debito viene trasferito direttamente dalla banca all’Agenzia delle Entrate. Ci sono delle azioni che il correntista può operare nell’arco dei 60 giorni, ma devono essere tutte volte al saldo delle cartelle esattoriali.
Decreto ingiuntivo
Quando si riceve un decreto ingiuntivo, è possibile che il creditore venga autorizzato al prelievo diretto della somma dal vostro conto. Questo accade se la somma dovuta è già presente sul conto. In questo caso, il correntista subisce il blocco per un giorno. Nel caso in cui la somma dovuta non sia presente, allora il blocco potrebbe essere valido fino a quando il creditore non abbia recuperato l’interno ammontare.