Con le banche centrali che regolano il passo delle politiche monetarie, spesso le banche mondiali si trovano in difficoltà. Su chi puntare?
Il quadro della situazione delle banche mondiali
Non è un quadro esaltante quello che nasce dal Global Risk di Boston Consulting Group. O almeno non lo è per le banche europee. Ma procediamo con ordine. Con l’entrata in scena a gamba tesa delle banche centrali, le norme che da sempre hanno regolato i mercati hanno registrato forti cambiamenti. Cambiamenti che a volte sono stati estremi.
Un esempio? Il più famoso, oltre che banale, è quello del rapporto tra azioni e bond. Solitamente regolati da un andamento inversamente proporzionale (quando le azioni salgono, i bond scendono e viceversa) il principio cardine, adesso, è saltato. Ma non è la sola anomalia. Il panorama degli emergenti, è diventato adesso l’ago della bilancia. Parallelamente il sistema bancocentrico europeo ha risentito molto della situazione. In tutto questo reggono bene gli Usa e l’Asia.
Il Global Risk di Boston Consulting Group
Un quadro che ha trovato la sua ufficializzazione nel Global Risk di Boston Consulting Group che ha disegnato un modo bancario a tre velocità e in cui le europee occupano la parte più bassa della classifica. Crescita lenta, se non negativa, il Vecchio Continente non può festeggiare granchè. Il Delta Discriminante, in questo caso, è rappresentato dallo scoglio degli Npl, una zavorra che ha appesantito ulteriormente quella rappresentata dai bassi tassi di interesse. Se da un lato i costi rifinanziamento sono leggermente migliorati, dall’altro sono aumentati i costi di rischio. Il problema dei crediti deteriorati, però, accomuna tutta l’Europa. nel 2009, infatti, non superava il 6,4% mentre nel 2015 arrivava a sfiorare il 9%, fermandosi all’8,9%. Il tutto sullo sfondo di introiti sempre più magri, al limite dell’anoressia.
La situazione degli Usa
Diversa, invece, la situazione in Nord America. In questo caso si può ancora contare non solo su una crescita economica ancora solida ma anche su una redditività aumentata grazie ai rialzi dei tassi registrati nel recente passato con il processo di normalizzazione inaugurato dalla politica Fed di Janet Yellen. Il discorso è diverso anche per i crediti deteriorati. Infatti se in Europa è salito, negli Usa è sceso: il 4,1% del 2009 è sceso infatti all’1,3% del 2017 Ma in tutto questo chi vince? Il report regala il primo posto in classifica ai mercati in via di sviluppo. I costi in aumento, infatti, sono controbilanciati da una robusta crescita del reddito.
Articoli precedenti sulle banche italiane