È il tarlo sottile che scorre nelle menti dei risparmiatori italiani. Le notizie che quotidianamente propinano i tg fanno spesso riferimento ai crolli di Borsa, vuoi per dovere di cronaca, vuoi perché toccano tutti noi. È in simili frangenti di panico che anche i non avvezzi ai mercati finanziari si domandano se i loro risparmi sono al riparo. Anche chi ha solo contanti e nient’altro.
Banche italiane a rischio fallimento ma come sono protetti i risparmiatori?
Non è un fatto di attaccamento morboso alla banconota, ma la consapevolezza che nel momento del bisogno sarà la nostra prima immediata risposta all’emergenza. Il nostro ‘porcellino’ da cui attingere nella tempesta o quando il nostro ciclo di vita attivo sarà terminato. Ecco perché tanti s’interrogano sulla solidità e tenuta delle proprie banche.
Le motivazioni che portano a interrogarsi
La paura nasce anche da un duplice consapevolezza, una italiana e una europea. Quella nazionale attiene ai tanti casi di ‘risparmio tradito’ che hanno sfiancato a più riprese il rapporto di fiducia cliente-banca. Solo a citare l’ultimo caso in ordine temporale, si pensi al caso della Banca Popolare di Bari. La fiducia è infatti il perno su cui regge l’universo bancario: ossia che – previa richiesta – il cliente riprenda indietro tranquillamente i soldi depositati.
Banche italiane a rischio fallimento ma come sono protetti i risparmiatori?
Un altro cruccio risponde invece al nome di bail-in e al complesso di regole introdotte da Bruxelles con la Direttiva BRRD. In estrema sintesi, se una banca salta per aria il salvataggio va fatto usando ‘anche’ le disponibilità interne.
Le rassicurazioni che servono davvero
Banche italiane a rischio fallimento ma come sono protetti i risparmiatori? Di motivi per stare alquanto sereni ne abbiamo diversi. In primis l’articolo 47 della Costituzione incentrato sulla tutela del risparmio. Negli anni questo ha condotto tutti gli istituti bancari operanti sul territorio nazionale a costituire ed aderire al FITD, ossia il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Esso garantisce che ogni correntista sia protetto integralmente per legge da eventuali default fino a un tetto di €100.000, che raddoppia in caso di conto cointestato.
Ancora: le crisi delle banche dovute al post-Lehman le ha condotte tutte a effettuare operazioni di ricapitalizzazioni, alcune anche a doppie o triple riprese. Questo vuol dire che oggi il capitale di base di proprietà delle banche è molto più corposo di prima. Inoltre, le restrizioni sulla leva operativa imposte dalle Autorità bancarie europee, ci protegge indirettamente contro il rischio di “azzardi operativi” nelle loro gestioni. E se tutto ciò non dovesse bastare?
Il consiglio vivissimo è allora quello di “frantumare” la liquidità disponibile in più rivoli. Ad esempio, posso sottoscrivere un bond governativo di nuova emissione, che tengano conto degli spread in aumento. O aprire un conto deposito che mi riconosca anche un minimo di tasso d’interesse. O ancora pensare a un ETF obbligazionario, che costa pochissimo (nelle commissioni) e consente di implementare più alternative sia pur con minimi capitali.