Versare i contributi è la cosa fondamentale per poter andare in pensione. Ogni mese di lavoro, oppure ogni mese dedicato ad altre attività coperte dall’INPS con i cosiddetti figurativi, il lavoratore versa contributi. E mese dopo mese si accumula un montante che servirà poi nel momento in cui si andrà in pensione per determinarne l’importo. Prima del 1996, le pensioni venivano calcolate in base alla retribuzione.
Con la riforma Dini si è passati al metodo contributivo, con le pensioni calcolate in base ai versamenti di contributi e non alla retribuzione. Ma c’è da dire che i contributi che un lavoratore versa mese per mese, restano commisurati allo stipendio. Chi ha uno stipendio più alto versa contributi più elevati e percepirà una pensione più elevata. Anche se il lavoro prestato è ad orario ridotto. Si tratta del part time, tipologia di lavoro molto diffusa soprattutto tra le donne.
Avranno diritto ad un anno di contributi le lavoratrici in part time che lavorano solo pochi giorni a settimana e rispettano alcuni requisiti particolari
Quando si parla di lavoro part time occorre fare un distinguo tra quello verticale e quello orizzontale. Per quest’ultimo non ci sono particolari problemi perché si tratta di un lavoro quotidiano, che interessa tutta la settimana lavorativa. Naturalmente l’orario di lavoro è ridotto rispetto al tempo pieno, ma il lavoratore con assunzione part time orizzontale è in servizio tutti i giorni lavorativi.
Il part time verticale, altrimenti detto ciclico (se svolto solo in periodi di anno predefiniti), prevede anche giornate di lavoro piene, ma sono per un determinato numero di giorni di lavoro. Dal punto di vista contributivo, più facile far valere un anno di contributi con il part time orizzontale. Questo perché fino alla Legge di Bilancio 2020, il part time verticale non era considerato utile per un anno pieno di lavoro con contribuzione. Le giornate di non lavoro invece, dalla manovra del 2020 entrano a far parte del periodo utile ad un anno di contribuzione piena.
Le condizioni
Anche il part time verticale quindi vale come un anno intero di lavoro svolto, cioè 52 settimane di contributi. Avranno diritto ad un anno di contributi anche le intermittenti. Ma occorre capire che bisogna comunque rispettare il minimale retributivo e soprattutto, presentare istanza all’INPS. Crolla l’interpretazione precedente che voleva i contributi a seguito di lavoro part time verticale validi solo in proporzione alle giornate lavorative svolte nell’anno solare. Il nodo relativo ai contributi da lavoro part time riguarda l’anzianità più che l’importo della pensione che è commisurato, alla retribuzione. Per anzianità si intende il numero di anni utile alle pensioni. Per raggiungere i 20 anni per la pensione di vecchiaia, un anno di lavoro part time può essere utile.
La retribuzione però resta importante. C’è da rispettare il minimo retributivo utile. Infatti per poter essere validi i contributi devono riguardare un salario pari a 49,91 euro al giorno, cioè il 9,50% del trattamento minimo INPS che nel 2022 è di 525,38 mensili. Più nello specifico, chi ha lavorato nel 2021 in part time, per avere diritto a un anno di contributi dovrebbe aver avuto un reddito pari ad almeno a 10.724 euro.
Approfondimento