Attenzione, le classificazioni del modello economico dominante non sono più valide: ecco perché

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A seconda del tipo di modello economico, gli strumenti di politica economica sono classificati diversamente. Ecco quindi che i Paesi che adottano un modello economico cosiddetto ad “economia di mercato” si avvalgono principalmente della politica fiscale (posta in essere dai Governi) e della politica monetaria (posta in essere dalla Banca centrale). Nei Paesi ad economia mista o pianificata, invece a questi due strumenti principali vanno aggiunti anche la politica agraria e la politica industriale che sono poste in essere principalmente dal Governo, con il supporto del Parlamento.

Attenzione, quindi, perche le classificazioni del modello economico negli ultimi decenni hanno iniziato a non essere più così nette, almeno agli occhi della maggior parte dei players economici. Questo trend ha poi trovato il massimo della sua espressione durante la crisi Covid 19. Si assiste sempre di più infatti a regolamentazioni e disposizioni poste in essere da un giorno all’altro nel nome dell’emergenza. Spesso queste si basano su non meglio specificati indicatori forniti da qualche cabina di regia o comitato tecnico scientifico. Bypassando, sempre nel nome dell’emergenza, il controllo democratico di competenza parlamentare.

Le libertà private ed economiche di cittadini e imprese

E quindi con una rapidità e facilità estrema vengono introdotte misure ampiamente invasive per le libertà private ed economiche di cittadini e imprese. Tra queste per esempio l’obbligo di certificati per poter usufruire di libertà e diritti costituzionali, lockdown, chiusure, zone a colori, limitazioni agli spostamenti, all’istruzione, lavoro ed impresa nei più svariati settori economici, etc.

Ci teniamo ad evidenziare che l’obiettivo di questo articolo non è quello di fare una critica alle summenzionate misure o se queste siano bilanciate, in modo da tutelare e contemperare parimenti anche altri diritti oltre a quello seppur importante della salute. Questo giudizio infatti compete alla storia. Ma constatiamo, e questo è innegabile, che le misure in essere, sono invasive e recessive per l’economia e la vita civile. E che esse non rientrano almeno formalmente nella definizione di politica monetaria, fiscale, industriale o agraria.

Quindi nuove forme di controllo, di regolamentazione e di “politica” si stanno appropriando del modello economico dominante.

Inizialmente avevamo accettato, seppur a malincuore queste nuove forme, nel nome dell’emergenza. Oggi, esse sono entrate nel nostro vivere quotidiano e ne condizionano l’esistenza ed il funzionamento.

Eppure queste misure, pur invadendo e disciplinando il settore economico, non rientrano almeno formalmente tra le misure di politica economica. Il rischio quindi per chi si occupa di economia politica è quello di proporre soluzioni alla situazione corrente. Avvalendosi, magari, dei soliti strumenti convenzionali, come appunto politica fiscale e monetaria. In realtà per poter intervenire in modo efficace, dovremmo considerare che c’è un problema (l’epidemia da Covid 19), ci sono in essere delle misure (le restrizioni imposte dai Governi). Queste misure, almeno nelle loro intenzioni dovrebbero essere di carattere sanitario. Esse forse aiutano a contenere la diffusione del virus (anche se risulta difficile dimostrare con certezza scientifica se ed in che misura). Queste però, a causa della loro invasività e della loro natura recessiva, comportano tutta una serie di ripercussioni in molteplici altri settori del vivere civile inclusa l’economia.

L’evoluzione del modello dominante

Quindi, rebus sic stantibus, è inutile, inefficace e controproducente ragionare “semplicemente” in termini di politica monetaria e/o fiscale, senza considerare che nell’attuale evoluzione del modello dominante, le “altre” politiche, hanno un ruolo altrettanto importante nel determinare una situazione recessiva o di ripresa.

Per rendere più chiaro il concetto facciamo un esempio teorico ed estremo. Non perché debba accadere, ma solo per il fatto di chiarire meglio la nostra visione. Supponiamo che domani, ad esempio, a causa di una nuova emergenza, si decidesse che per il bene e la salvezza dell’umanità bisognasse legare i cittadini con le catene al muro in modo che non possano più circolare, commerciare o fare impresa. Chiaramente l’economia inizierebbe ad entrare in recessione. In un’ipotesi simile, però i governanti decidono, per contrastare la recessione, di porre in essere una politica monetaria iper-espansiva ed una politica fiscale anch’essa molto espansiva.  Queste politiche (monetaria e fiscale) super espansive, aiuteranno l’economia a riprendersi, se le politiche “altre” continuano a prevedere che i cittadini restino incatenati al muro?

Con questo esempio, seppur estremo e teorico, abbiamo appena dimostrato che politiche “altre” ossia quelle non classificate formalmente come “politica economica”, possono avere un impatto sull’economia ben più importante. Anche rispetto a politiche fiscali o monetarie tra le più aggressive mai viste nella storia dell’umanità.

Attenzione, le classificazioni del modello economico dominante non sono più valide: ecco perché

Quindi, se la classificazione degli strumenti di politica economica perde di validità, vuol dire che stiamo giocando con nuove regole. Questo potrebbe essere ancora accettabile, a patto di riconoscerlo e di sapere quali sono le regole del nuovo gioco. In modo che il nuovo “gioco” sia comprensibile, trasparente e scelto in modo democratico.

Peraltro certe regole, seguite da pesanti contraddizioni, non fanno altro che alimentare effetti recessivi.

Qualche tempo fa, ad esempio, si sosteneva che strumenti come il Green Pass servissero per consentire ai cittadini di poter frequentare locali senza rischi di contagio.

Poi abbiamo visto che non è così.

E questo ingenera quei timori che, ad esempio, inducono molte persone a disdettare, in un ristorante.

Peccato che il ristoratore debba necessariamente programmare la propria attività, ma a queste condizioni non è possibile.

Ecco un altro chiaro esempio di politica quindi recessiva, anche se formalmente ricondotta ai provvedimenti contro la pandemia, e non a politiche economiche.

Grave e pericoloso il non riconoscere l’avvento di questo nuovo paradigma. E quindi attenzione, perché le classificazioni del modello economico dominante sembra non non essere più valide. Si rischia, così, di agire in un contesto di politica economica nuovo, usando regole e strumenti vecchi. Se si dovesse continuare lungo questa direzione, il disastro economico, sociale ed antropologico è assicurato.

A cura di Cosimo Italiano e Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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