Argentina in crisi e nel mirino della speculazione

Argentina

Come non bastasse la Turchia con al sua derelitta Lira ora ci si è messa nuovamente l’Argentina a prospettare un crash sistemo di uno stato.

Da alcune settimane sui mercati l’agitazione nei confronti del debito pubblico argentino ha preso a salire di pari passo col deprezzamento dei titoli di stato.

I famigerati CDS (i cosiddetti credit default swap), vale a dire gli strumenti derivati che misurano il rischio di credito di un paese sono rapidamente saliti da quota 900 a 1400.
Nel frattempo il rapporto di cambio Peso/Dollaro, reduce da una pausa nel periodo autunno-inverno, si è velocemente svalutato del 20%.

Le responsabilità ed il ruolo del FMI

Quello che lascia sbalorditi e quasi increduli è che a sganciare la bomba sull’Argentina è stato il FMI.

Vale a dire quell’organismo che poi semmai deve provvedere a rimediare a queste situazioni disastrose.

Proprio la pubblicazione del terzo report del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sulla situazione argentina è stato alla base dell’allarme scatenatosi sui mercati.

IL FMI ha stanziato 59 miliardi di dollari ponendo comunque come sempre dure condizioni: la solita inefficace ricetta fatta di austerity e riforme neo liberiste sia a livello istituzionale che economico.

Pare che il governo argentino abbia sì accolto la ricetta del FMI, ma poi sui mercati è scattato ugualmente il panico perché dal report si evince che il rapporto debito PIL in soli 12 mesi è salito dal 57.1% all’86,3%.

Debito per lo più in dollari americani.

Le ragioni di questa esplosione del debito sono dunque riconducibili principalmente, vale a dire 30 punti di PIL, alla svalutazione del peso rispetto al dollaro.

Di fatto la moneta argentina si è svalutata del 50% rispetto  al biglietto verde.

Tabella composizione debito pubblico argentino (fonte Il Sole 24 ore)

Quindi il debito denominato in dollari USA è il vero grande problema per Buenos Aires.
Tra l’altro il 20% di questo debito è in scadenza nel 2019 con l’auspicio che venga rinnovato…

Di fatto un debito raddoppiato per le perdite sul cambio.

A prescindere da tutto, fare emettere debito in dollari USA da ripagare in valuta locale in una situazione così critica è stata una mossa veramente geniale.

Mi chiedo se non sarebbe stato meglio all’atto della concessione del credito emettere direttamente titoli in dollari e parimenti costituire riserve valutarie (in percentuale da valutare), magari erogando meno ma con una modalità più protetta.

Il FMI vuole perdere i soldi prestati?

Tanto per non farsi mancare nulla il FMI ha poi concluso sostenendo che il debito pubblico argentino è ancora sostenibile ma “non con alta probabilità”.

Complimenti! Se volevano contribuire ad affondare la “barca” argentina senz’altro con questa uscita hanno procurato una falla nella credibilità dell’Argentina molto molto rilevante.

La speculazione internazionale è già sulla preda e non mollerà la presa.

Poi il  FMI cerca di ridare ottimismo, non si sa su quali basi, ipotizzando per il 2019 una forte ripresa del cambio del peso verso dollaro.
Nella realtà il trend, con la speculazione in azione, è ancora fortemente negativo e finora nel 2019 si registra un altro calo del 20%!

Soluzioni che non risolvono

Sono passati  17 anni dall’ultimo default, eppure l’Argentina è di nuovo sulla soglia del fallimento a causa del debito verso l’estero.

E ancora una volta il FMI tiene comportamenti che all’atto pratico anziché risolvere peggiorano le situazioni.

L’idea sarebbe quella di favorire il controllo del cambio proprio grazie a quella parte di prestito non ancora erogata.

Il tutto concedendo al governo argentino qualsiasi tipo di manovra monetaria per favorire il rientro nel peso di investimenti e capitali.

Tanto che ora anche sul brevissimo si viaggia a tassi superiori al 45%!

Una follia!

In soli due anni di fatto il debito raddoppierà per la quota interessi.

Meglio, molto meglio starne alla larga!