Pensioni troppo difficili da prendere e con requisiti troppo rigidi. È uno dei problemi del nostro sistema previdenziale, ma non l’unico. Una serie infinita di misure prevedono troppi anni di contributi da versare. Troppi per i lavoratori stagionali, per i discontinui. E sono troppi anche per chi oggettivamente, ha difficoltà a trovare occupazione fissa e costante come in tempo. L’identikit perfetto di chi può trovare, obbiettivamente, delle difficoltà ad andare in pensione, sono le donne. Ma a guardare bene il sistema previdenziale, non mancano le agevolazioni per le lavoratrici.
Anche se in busta paga spesso sono penalizzate invece per le pensioni le donne sono agevolate rispetto agi uomini da queste misure
Da tempo si parla di una riforma del sistema che deve guardare a quelle categorie oggi penalizzate. Giovani, precari e anche le donne. Le lavoratrici storicamente hanno problemi a completare carriere lunghe e durature idonee ad anticipare la pensione. La maggior parte di queste, escono dal lavoro a 67 anni con la pensione di vecchiaia, quando bastano solo 20 anni di contributi. Le lavoratrici spesso sacrificano carriere e lavoro per la cura della famiglia e della casa.
Per questo diventa difficile per loro, arrivare a raggiugere i contributi utili alle tante misure previdenziali di pensionamento anticipato. Eppure sono davvero tante le misure che prevedono un trattamento di favore per le lavoratrici.
Ma evidentemente non basta.
Quali i vantaggi previdenziali per le lavoratrici rispetto ai lavoratori?
Statisticamente le lavoratrici escono più tardi dei lavoratori. Una questione di carriera. Ma anche se in busta paga spesso sono penalizzate rispetto ai colleghi maschi e quindi percepiscono anche una dote di contributi inferiori, per loro vengono riservate alcune agevolazioni.
Pochi sanno che per chi non ha contributi versati entro il 31 dicembre 1995, la pensione di vecchiaia può slittare oltre i 67 anni. Per i contributivi puri la pensione di vecchiaia ha un requisito aggiuntivo che è quello dell’importo della pensione che deve essere pari o superiore a 700 euro circa (1,5 volte l’assegno sociale).
Se non si arriva a tale cifra, la decorrenza della prestazione slitta a 71 anni.
Ma non si può certo dire che il fatto che sulle pensioni le donne sono agevolate, sia un falso.
La pensione anticipata ordinaria per le donne scatta un anno prima degli uomini. Le lavoratrici escono con 41 anni e 10 mesi di contributi, i lavoratori invece con 42 anni e 10 mesi.
E poi c’è il cosiddetto regime contributivo donna, conosciuto come Opzione donna. Una misura che consente di anticipare la pensione accettando il ricalcolo contributivo. Nel 2022 l’uscita è concessa a partire dai 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni per le autonome con 35 anni di contributi. Per il 2022 i requisiti andavano centrati entro il 31 dicembre 2021.
Inoltre, per le donne prive di contribuzione prima del 1996, esiste un altro vantaggio. Per ogni figlio avuto ci sono 4 mesi di sconto contributivo. In pratica, una contribuzione figurativa di 4 mesi a figlio fino ad un massimo di 12 mesi. Una possibilità che resta fruibile da lavoratrici che scelgono l’opzione contributiva o da quelle che possono optare per il computo nella Gestione Separata. Infine, anche la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile almeno all’80% per le donne è più favorevole. Servono almeno 20 anni di contributi versati e 56 anni di età per le donne, mentre per gli uomini 61 anni.