Facendo una veloce panoramica dei mercati si nota come, a livello mondiale si stiano delineando, fondamentalmente, due blocchi. Da un lato l’Europa e Stati Uniti che, sebbene con placida calma, stanno continuando a puntare al rialzo. Anzi, nel caso degli indici USA si notano anche nuovi massimi. Dall’altro, invece, le Borse asiatiche che devono sottostare allo schiaffo continuato delle pressioni cinesi sulle aziende tecnologiche. Anzi, per la precisione sulle Big Tech. Ma per quale motivo Pechino ha deciso una stretta su colossi aziendali che, ad onor del vero, macinano miliardi di dollari e che, in teoria, dovrebbero essere una panacea per l’economia cinese?
Il caso dei Big Tech made in China
Tutto nasce da una serie di norme estremamente restrittive che il governo centrale della potenza asiatica ha imposto alle grandi aziende come Alibaba. Nel mirino ci sarebbero, oltre alla potenza economica che i miliardari sottraggono allo Stato, anche i big data. Ovvero quella mole enorme di dati di profilazione dei vari clienti. Dati che hanno raggiunto una dimensione spopositata proprio durante la pandemia e che, come è noto sono la nuova ricchezza per i mercati del futuro.
Ma al di là di questo, come detto all’inizio, si registrano altri record da Wall Street mentre si parla di tapering già ad ottobre. Infatti il problema per chi guarda ai mercati è che, con i listini USA sui massimi, l’arrivo del temuto cambio di rotta potrebbe portare ad un’inversione anche sulle quotazioni.
Altri record da Wall Street mentre si parla di tapering già ad ottobre
Non è un mistero per nessuno il fatto che la FED sia sempre più divisa al suo interno. La prova sta nel fatto che, ieri, Wall Street ha chiuso in positivo. Nonostante le ultime dichiarazioni di alcuni rappresentanti della Banca centrale USA, particolarmente ansiosi di rivedere le politiche di sostegno. Le incertezze che animano il dibattito all’interno del board, non spaventano più di tanto i mercati. Incertezze che, tra l’altro, stanno avendo le prime conseguenze sull’oro. Infatti il metallo giallo si trova a dover combattere tra le forze negative di un possibile tapering anticipato e quelle, positive per un possibile rialzo delle quotazione della materia prima, di un incremento dei contagi. Attualmente l’oro aleggia intorno ai 1.790 dollari l’oncia.
In tutto questo, Robert Kaplan, presidente della FED di Dallas, ha inoltre dichiarato che la sua intenzione sarebbe quella di cambiare l’attuale politica sugli acquisti di asset. Non solo ma qualora i dati macro confermassero un trend di ripresa come finora hanno fatto (seppur senza alimentare entusiasmi estremi) chiederà che venga annunciato il nuovo piano già nella conferenza stampa di settembre. Il risultato? Un taglio sugli acquisti di asset da parte della FED che potrebbe arrivare ad ottobre.
Una decisione, questa che rientrerebbe, stando alle dichiarazioni di Kaplan, all’interno di un suo disegno ben preciso. Il tapering, infatti, si svolgerebbe secondo determinati step e vedrebbe la fine nel giro di 8 mesi circa.