Un nuovo lavoro è sempre una scelta importante che può avere un impatto rilevante sulla vita di tutti i giorni. Nuove responsabilità, nuovi colleghi, una nuova sede di lavoro sono cambiamenti talvolta difficili da affrontare. Normalmente, però, un cambiamento della vita professionale comporta anche un aumento di stipendio. Più soldi in busta paga che possono fare davvero molto comodo.
Tanto che la prospettiva di maggiori guadagni è spesso il vero motivo che spinge le persone a cercare una nuova occupazione. In altri casi, invece, il cambio di lavoro nasce dall’esigenza di maggior stabilità. Oppure dal bisogno di riavvicinarsi a casa o di occupare una posizione più consona ai propri interessi. Indipendentemente dalla motivazione che spinge verso un diverso impiego, l’aspettativa di un miglioramento è una costante in questi casi. Esistono però degli aspetti negativi spesso sottovalutati. Accertamenti fiscali in vista e grosse somme da pagare per chi ha un nuovo lavoro possono infatti essere un’amara sorpresa per molti.
La tassazione separata
Quando un dipendente presenta le proprie dimissioni, il datore di lavoro deve liquidare tutte le spettanze maturate. Ferie non godute, ratei di tredicesima e quattordicesima e, in molti casi, anche la liquidazione. Chi non devolve ad un fondo pensionistico il proprio TFR, riceve infatti nell’ultima busta paga quanto maturato. L’importo che il datore di lavoro deve accantonare annualmente a titolo di TFR è pari a circa una mensilità. Insomma, dare le dimissioni dopo diversi anni di lavoro può comportare un assegno finale davvero sostanzioso. Ma anche successive brutte sorprese dall’Agenzia delle Entrate. Possono esserci infatti accertamenti fiscali in vista e grosse somme da pagare per chi ha un nuovo lavoro. Il Fisco, anche dopo alcuni anni, può verificare il calcolo della tassazione provvisoria applicata dalle aziende. A causa della differenza tra tassazione provvisoria e tassazione separata, il conto può essere davvero salato.
Accertamenti fiscali in vista e grosse somme da pagare per chi ha un nuovo lavoro
Le varie voci di reddito pagano un’aliquota fiscale proporzionale allo stipendio lordo. Per questo il datore di lavoro applica normalmente le corrette trattenute. Anzi, talvolta, l’interruzione di un contratto di lavoro da diritto ad un credito fiscale. La liquidazione, però, è soggetta alla cosiddetta tassazione separata. Una percentuale calcolata sulla media retributiva degli ultimi cinque anni. La difficoltà nel determinare l’effettiva trattenuta sul TFR causa spesso un calcolo molto approssimativo. Un errore che l’Agenzia delle Entrate verifica puntualmente. Agli ignari contribuenti possono quindi arrivare cartelle da diverse migliaia di euro che non potranno impugnare ai sensi del D.Lgs 546/1992. È quindi sempre consigliabile accantonare una parte del TFR ricevuto e mantenerlo per alcuni anni. In questo modo l’eventuale richiesta dell’Erario sarà più sopportabile. Chi non avesse la disponibilità economica necessaria potrà richiedere una rateizzazione fino a 20 rate trimestrali. Come previsto dall’articolo 3 bis del D.Lgs 462/97.