Gli Esperti di ProiezionidiBorsa hanno già illustrato come il lavoratore può verificare il pagamento dei contributi INPS da parte del datore. È bene però sapere che a volte non pagare i contributi INPS non è reato. A volte ciò comporta una semplice sanzione amministrativa. Così si è pronunciata la Cassazione con la recente sentenza 7145 del 2021.
La Corte ritiene che questo reato possa essere solo doloso. Ci vuole, quindi, lo specifico intento di non versare i contributi previdenziali. Se il reato, in quanto doloso, è caratterizzato dall’intento di evadere queste somme significa che non è sufficiente un errore o una dimenticanza. La Cassazione precisa anche cosa non è sufficiente per dimostrare l’intento specifico. Non è sufficiente il ragionamento per cui se l’azienda avesse versato quelle somme avrebbe subito un aggravio economico. Secondo alcuni già da questo si poteva desumere la volontà di delinquere. Invece secondo la Corte questo non basta. Oltre al dato di fatto del mancato versamento occorrono altri elementi di prova.
A volte non pagare i contributi INPS non è reato. Non lo è, appunto, quando mancano queste ulteriori prove specifiche.
Le ulteriori prove necessarie
Prove che dimostrino che il mancato versamento dei contributi è stato solo un fatto materiale, non assistito dalla volontà specifica di delinquere. Cosa potrà dimostrare un datore di lavoro per non incorrere in reato?
Per esempio la sentenza in esame riguardava il caso di una società soggetta ad una procedura di concordato preventivo. Quella procedura di controllo avrebbe consentito di rilevare immediatamente il mancato versamento dei contributi. È evidente che da parte di quell’imprenditore non c’è stata alcuna volontà di evadere quei contributi. L’imprenditore ben sapeva che sarebbe stato scoperto subito. In questo caso, secondo la Corte, può trattarsi di dimenticanza, ritardo o impossibilità economica di effettuare il versamento. Ma non ci sarà reato di omessa contribuzione.