Trump torna all’attacco della FED

FED

Il presidente degli USA Donald Trump non potrà certo permettersi di giungere alla fine  del suo mandato elettorale con il ciclo economico americano in declino.

Tanto meno vorrà vedere la fase della campagna elettorale tormentata dagli indici di Borsa americani in crisi.

Manca ancora molto ma intanto Trump si sta portando avanti.

E da dove inizia?

Ovviamente dalla FED!

Il tesoro della FED

Trump sa bene che i tassi al 2,5% attualmente in vigore presso la Banca centrale americana potranno essere una vera manna dal cielo nel caso economia e Borse iniziassero davvero a frenare.

Anche solo l’ipotesi di una FED disponibile a un taglio, seppur minimo, dei tassi di interesse, ha galvanizzato il Dow Jones e gli altri indici USA.

La pressione esercitata dalla Casa Bianca potrebbe dunque avere più una funzione di conferma di questa impostazione che non di spingere veramente la FED a bruciare la “benzina” dei tagli da subito.

Ma potrebbe anche significare altro…

Le paure di Trump

Esistono infatti anche report ed analisi che riempiono di contenuti i timori del Presidente americano.

Da più fonti si parla della fine di un ciclo di crescita che dura da 10 anni.

Ciclo che con Trump ha ulteriormente accelerato l’andatura.

Ovviamente come detto all’inizio “The Donald” non ci pensa proprio di giungere a novembre 2020 con l’economia in frenata o peggio.

Ecco perché sta sollecitando la FED di riaprire il QE.

Il 26 aprile uscirà  il PIL americano del primo trimestre, la view al momento rimane ottimistica tanto da dare per scontato l’abbattimento del record di 120 mesi della più lunga espansione dell’economia americana  della storia.

Record di crescita verificatosi nel decennio 1991-2001.

Il timore di una inversione a U dell’economia come mezzo di pressione

La recessione prima o poi potrà arrivare, talvolta può risultare anche salutare nella dinamica economica.

Aiuta ad aggiornare le strategie di business e a dare quel qualcosa in più anche in termini creativi.

Nuove idee necessarie per riportare il trend in positivo e adeguarsi alle mutate condizioni del mercato.

Forzare la mano cercando tramite stimoli eccessivi o fuori tempo, come sarebbe attualmente un nuovo QE, può avere controindicazioni pesanti.

Sparirebbero i tipici aggiustamenti sia pubblici che delle aziende private necessari per ridare vigore al ciclo successivo.

Così si potrebbero creare le condizioni per una recessione più pesante e prolungata.

Anche perché a quel punto la FED sarebbe completamente spuntata un po’ come lo è ora la BCE…e infatti si vede in area UE cosa questo comporti.

Alla Casa Bianca non la vedono in questo modo.

FED verso il taglio dei tassi?

Si torna ad insistere presso la FED, che già ha iniziato il 2019 passando dall’idea di alzare i tassi più volte nell’anno a quella di non fare nulla.

Cambio di strategia molto forte che è bastato a far tornare il buon umore sui mercati azionari dal Dow Jones in poi.

Ora la reiterata richiesta di abbassare i tassi e tornare al Quantitative Easing dei tempi di Ben Bernanke.

Come mai a Donald Trump non basta un Powell colomba e lo vuole da subito in stile giapponese nonostante il ciclo economico USA mostri ancora segni di stabilità e forza?

E qui torniamo alle indicazioni di partenza?

Stando a vari modelli in primis la curva dei tassi ci indica che la potenziale recessione arriverà proprio intorno al terzo trimestre 2020, vale a dire in piena campagna elettorale…

Tutto chiaro no?