BREXIT: come finirà la parabola?

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Come si direbbe in termini ciclistici, la BREXIT è alla volta finale.
Siamo vicini alla scadenza del 13 marzo entro la quale il parlamento britannico dovrà decidere se approvare la versione riveduta e, moderatamente, corretta degli accordi tra Gran Bretagna ed Unione Europea.
In sostanza si prospettano 3 possibili soluzioni.

BREXIT Soluzione 1: il parlamento approva il testo della accordo

L’ipotesi che entro il 13 marzo il Parlamento britannico approvi il testo moderatamente corretto dell’accordo tra UE e Gran Bretagna è molto campata per aria.
Sia l’opposizione laburista che i falchi dei Conservatori ritengono quanto ottenuto da Theresa May ben lontano dalla tutela degli interessi inglesi da loro pretesa.
Allo stato attuale questa soluzione pare avere meno del 10% di probabilità di realizzarsi.
Con buona pace della Borsa inglese e della sterlina che ovviamente preferirebbero di gran lunga questa soluzione pacifica.

BREXIT Soluzione 2: NO deal

In questo caso si va verso l’uscita dall’Unione Europea senza un accordo.
E’ anche vero che questa ipotesi è stata di molto calmierata dall’emendamento proposto dal parlamentare italo scozzese Alberto Costa che prevede in caso di NO deal una trattativa ad hoc per conservare i diritti dei cittadini UE e britannici rispettivamente in Gran Bretagna e nei paesi dell’Unione.
Ma questo non basta per scongiurare uno scenario alquanto caotico e complesso che il NO deal porterebbe con sé.

Anche questo scenario inizialmente utilizzato e propugnato come soluzione probabilmente per forzare la mano a Theresa May ha perso via via seguaci tanto da non avere più del 20% di probabilità di realizzarsi.

Soluzione 3: proroga

Allo stato attuale la soluzione più probabile (70% di probabilità) appare quella che al dunque il Parlamento di  Londra voti per una proroga.
Vi sono dunque buone probabilità che con un nulla di fatto il 13 marzo si scivoli nella votazione successiva del 14 marzo verso una proroga dell’articolo 50, vale a dire che si andrà ad slittamento dell’uscita dalla Ue ben oltre il 29 marzo fin qui fissato.
Questo scenario ha acquisto ancora più probabilità dopo che il Parlamento ha bocciato seccamente l’emendamento proposto dalleader laburista Jeremy Corbynrivolto a concordare una Brexit più soft e la permanenza del Regno Unito nell’Unione doganale.

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