Pieno successo dell’asta dei BOT, i titoli italiani a sei mesi sono stati piazzati con il rendimento negativo a -0.025%.
Un risultato che fa benissimo alle sfiatate casse del nostro Tesoro.
Contemporaneamente questo successo dà una mazzata alle correnti speculative internazionali che si auguravano di vedere in questo inizio di 2019 i nostri titoli in pieno collasso.
Ancora meglio hanno fatto gli Schatz tedeschi a due anni fissati a -0.58%.
Considerata la ritrovata copertura della BCE a favore delle banche la quota di privati che acquista BOT per non lasciare i soldini sul conto corrente è certamente diminuita.
Viceversa sicuramente acquistano in gran quantità le banche che poi a loro volta attendono nel caso la BCE per ricederli.
Uno strano valzer che ha come caratteristica la sostanziale improduttività rispetto alle dinamiche del ciclo economico.
BTP rendimenti in picchiata
Saranno contenti coloro che avevano fatto tesoro nei mesi scorsi del nostro consiglio di acquistare BOT e BTP sulle varie scadenze.
Ora anche il BTP futures rivede quota 130 nel mirino il che significa che anche i rendimenti sui BTP, comprese le scadenze più lunghe, stanno precipitando.
E che guadagni per chi decidesse di realizzare la plusvalenza sui corsi!
Ma poi cosa mettere in portafoglio?
Meglio quindi mantenere i propri asset e anzi semmai, consiglio valido anche per i ritardatari, prendersi qualche BTP sparso su un eventuale pull-back dei prezzi.
Anche lo Spread in forte calo
Naturalmente anche lo spread rispetto al bund tedesco sta scendendo velocemente.
E questa è cosa buona e giusta visto che non esistono al momento queste differenze sostanziali di ciclo economico tra Italia e Germania e l’atavico debito pubblico dell’Italia trova una BCE e un Draghi pronti nuovamente ad utilizzare l’idrante monetario in qualsiasi momento.
In un simile contesto e con una simile barriera protettiva in realtà lo spread manco più dovrebbe sussistere.
A maggior ragione tanto più che la moneta unica, pur tra i suoi strutturali ed atavici difetti, elimina anche il potenziale rischio cambio in passato prezzato nel rendimento dei bond governativi.
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