Borse Usa e dati da record: dove sono diretti?

borse

Le chiusure di stasera ci diranno molto sulle intenzioni delle borse USA e non solo.

Dopo i dati sull’occupazione di oggi, che confermano una volta di più il buono stato di salute dell’economia americana, una chiusura negativa sarebbe miele per gli orsi in agguato.

 Ecco i principali dati macroeconomici usciti sino ad ora negli USA:

Tabella dati macroeconomici

  USD Variazione dell’occupazione non agricola (ADP) (Dic) 271K 179K 157K
  USD Richieste di disoccupazione continua 1.740K 1.708K
  USD Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione 231K 220K 221K
  USD Media delle richieste sussidio di disoccupazione di 4 settimane 218,75K 219,25K

Il dato di 271k di crescita occupazionale in ambito non agricolo è straordinario!
Secondo solo alla rilevazione del luglio 2014…

Per questa straordinarietà una reazione timida se non addirittura una chiusura negativa delle borse andrebbe presa come alert da non sottovalutare.

Occupazione al TOP, politica della FED immutata

Un dato del genere assicura alla FED e a Powell altro tempo col vento del ciclo economico in poppa.
Pronti dunque a un ravvicinato nuovo ritocco al rialzo dei tassi di interesse come previsto nel meeting pre-natalizio.

E’ vero che il dato sulle nuove richieste di disoccupazione è stato leggermente sotto le attese, 231k vs 220k, ma stiamo comunque trattando in valore assoluto di livelli di eccellenza.

Quanto reggeranno le borse a un nuovo rialzo dei tassi ?…

… E’ questa la domanda che è giusto porsi vista la contingenza economica così favorevole a una ulteriore stretta monetaria.

La risposta è: POCO!

La FED deve per forza giocare d’anticipo rispetto al ciclo economico e così pure le borse anticipano i dati aziendali agganciandosi più ai fenomeni monetari che non ai bilanci reali.

Certamente se nella fase di rallentamento e crisi i dati delle trimestrali fossero particolarmente brutti per le borse non sarà facile invertire rapidamente il trend.

A quel punto però la FED potrà ridare ottimismo muovendo nuovamente le leve e monetarie.

L’Europa non deve isolarsi

A tal proposito è importante sottolineare come il ciclo dei paesi UE non abbia nemmeno mai avvicinato la brillantezza degli standard americani.

Ora replicare gli stessi errori del primo QE europeo sarebbe gravissimo.
Tanto più che la BCE ha ancora i tassi a zero e non può isolarsi prendendo a modello un Giappone che è un mondo a se stante.

Piuttosto, pare incredibile scriverlo, bisognerebbe ammettere che la politica espansiva di Trump ha dato frutti copiosi in abbinamento al QE delle FED.

Cosa ha portato gli USA a superare la crisi?

Quindi gli elementi decisivi per l’uscita dalla crisi sono stati tre:
1 taglio dei tassi di interesse

2 quantitative easing (QE) radicale comprendente anche gli asset tossici

3 politica fiscale espansiva per le aziende e politica economica pubblica ricca di investimenti

La BCE che già avverte segnali di rallentamento ben più presenti in Europa che non in America non potrà disporre a differenza della FED del punto 1.

Sarà necessario concentrare tutti gli sforzi e senza eccessive limitazioni sui punti 2 e 3.

La BCE troverà la forza per questo salto di qualità? La Commissione europea saprà fare altrettanto?

In mancanza, prevedere un Europa sempre più debole capace soltanto, anche nelle fasi migliori, di moderata crescita e impoverimento sempre più diffuso sarà l’ipotesi più probabile.