Rallenta l’inflazione UE come vediamo dai dati in tabella:
Tabella dati macroeconomici area euro
EUR | Indice generale dei prezzi al consumo (Mensile) (Nov) | -0,3% | -0,2% | -0,2% | |||
EUR | Indice principali prezzi al consumo (Annuale) (Nov) | 1,0% | 1,00% | 1,0% | |||
EUR | IPC (Mensile) (Nov) | -0,2% | -0,20% | 0,2% | |||
EUR | IPC (Annuale) (Nov) | 1,9% | 2,0% | 2,0% |
Ottime notizie dunque per la BCE che ha da poco confermato i tassi a zero.
Conferma che avrebbe portato pesanti ed immediate critiche a Draghi ed al suo staff nel caso oggi fossero usciti dati inflattivi.
Il beneficio dell’inflazione bassa
Se da un lato le aziende possono patire qualcosa per il mancato aumento dei prezzi, in parallelo possono molto di più beneficiarne.
Inflazione sotto controllo vuole infatti dire costo del lavoro e problematiche sindacali sotto controllo.
Così come sotto controllo rimane l’approvvigionamento di materie prime. Tema molto delicato soprattutto in questa fase di euro debolezza.
Il confine con la deflazione
Merita comunque di essere messo sotto osservazione il dato mensile che segna addirittura una calo dei prezzi al consumo dello 0.3% col consensus posto a -0.2%.
Il confine tra inflazione e deflazione è sempre molto sottile e in epoca post QE sarà preciso indicatore dell’efficacia o meno delle manovre monetarie adottate dalla BCE in questi anni.
La situazione del ciclo economico europeo è infatti sempre apparsa a rilento rispetti al ciclo americano. E questo non è il viatico migliore per reggere pressioni deflazionistiche.
Pressioni che andrebbero contrastate con rialzi dei tassi per rigenerare quel minimo livello di inflazione strutturale e necessaria ma che sarebbero manovre improprie in un contesto economico meno che forte.
Un aiuto involontario
Un aiuto involontario alle dinamiche ed alla crescita europea potrebbe venire dalla politica dei dazi di Trump.
Politica aggressiva che pare stia spingendo molte nazioni a delocalizzare i centri di distribuzione in paesi non colpiti dalle sanzioni americane.
In questa direzione trarrebbero vantaggio diverse nazioni europee che potrebbero fungere da trampolino verso gli States di prodotti cinesi e/o asiatici.
Passaggio che per quanto veloce andrebbe comunque ad incidere positivamente sui PIL locali e sui livelli occupazionali.
E come logica conseguenza trasferire i prezzi da una potenziale deflazione a una, seppur marginale, inflazione.
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