Prescrizione. Italia verso un iceberg?

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Prescrizione: Italia, dove è diretta?

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Dopo aver dedicato alcuni articoli all’analisi delle ipotesi di inversione su alcuni principali indici azionari internazionali, non posso esimermi dal dare chiare spiegazioni ed indicazioni su alcuni temi, che impattano, e continueranno ad impattare non poco sul nostro paese.

Mi riferisco al recente tema della prescrizione, ma più in generale alla situazione politica ed economica.

Come sanno coloro che mi seguono da tempo, non avrò peli sulla lingua, e tanto per chiarire la mia posizione, come qualcuno ricorderà, già, come dire, ero all’opposizione dell’ipotesi di un governo come l’attuale, ancor prima della sua genesi, ed ora i fatti mi stanno dando ragione.

Ma procediamo con ordine e, come di consueto, ecco quindi una scaletta delle questioni trattate:

  • La situazione politica complessiva
  • Quale il vero significato politico della prescrizione: cosa nasconde?
  • Prescrizione stoppata? Esiste già!
  • Cosa significa una prescrizione stoppata dopo il primo grado di giudizio
  • Tempi certi dei processi: chi o cosa li garantisce?
  • Conseguenze economiche.

Come noterete, non mi sto risparmiando, nell’affrontare anche temi spinosi, ed al riguardo qualcuno potrebbe obiettare che l’analista non dovrebbe fare critica politica.

Ma così non è: non possiamo occuparci di temi di economia e di politica economica, senza dire cosa pensiamo degli effetti che certi provvedimenti possono avere, e già questo significa fare analisi necessariamente politica, in quanto a favore o contro certi provvedimenti, a prescindere da quali siano i propri convincimenti elettorali.

Vi faccio notare subito una cosa: che certi provvedimenti destino la preoccupazione per determinati effetti, è nella natura dei provvedimenti stessi, tanto che anche alcuni parlamentari pentastellati si sono rifiutati di votare la fiducia, venendo così deferiti al giudizio dei probiviri di partito (e lasciamo stare che la costituzione preveda, invece, che non debbano esistere vincoli di mandato, altrimenti aprirei un’ulteriore questione, su cui molto ci sarebbe da dire).

  • La situazione politica complessiva

Diciamolo chiaramente: i rapporti tra pentastellati e lega stanno prendendo una brutta piega, da quando Di Maio ha tirato fuori la questione della famosa manina, che sarebbe stata responsabile di un testo normativo spuntato da chissà dove.

Ma i temi oggetto di contrasti sono poi continuati: non solo condono, ma anche giustizia, ed ora i rapporti incrinati potrebbero mettere a repentaglio l’esecutivo che, lo ricordiamo, è chiamato ad una prova dialettica non di poco conto nei confronti dell’UE, che ci sta accusando di mentire sul livello di deficit/pil.

E quindi anche tale situazione, di contrasto con le istituzioni europee, sta mettendo a repentaglio le componenti dell’esecutivo, che sul rapporto con l’UE non la pensano esattamente allo stesso modo.

. Quale il vero significato politico della prescrizione: cosa nasconde?

Probabilmente è anche questo uno dei significati non giuridici, ma politici del tema prescrizione: rilanciare l’attenzione mediatica su una questione per allontanarla da altri temi, come appunto le prospettive di bilancio, il costo dello spread, nonché i rischi insiti in una netta contrapposizione con le istituzioni europee.

E veniamo, quindi, prima di affrontare il tema specifico della prescrizione, a considerare il vero nocciolo, la questione di fondo che sta alla base delle diverse opinioni economiche.

Quando lo stesso Keynes, ideatore del cosiddetto moltiplicatore economico, pensava alla possibilità di stimoli all’economia riconducibili alla spesa pubblica, non pensava tanto alla spesa corrente, ma agli investimenti in opere pubbliche, i cosiddetti investimenti in conto capitale.

Peccato, dice l’UE, ed altrettanto dicono i critici della manovra, che di investimenti ci sia ben poco nella manovra, dal momento che è incentrata su spesa in conto corrente, come il famoso reddito di cittadinanza.

In teoria il cosiddetto moltiplicatore dovrebbe funzionare anche con la spesa in conto corrente, ma è più incerto che si sviluppi un tale effetto in questo caso.

Ecco quindi i timori di una crescita insufficiente a rispettare i parametri delineati da Tria, ed il timore di sforamenti decisamente superiori.

Ovviamente all’esecutivo questo non fa comodo, e quindi ecco che, forse, spostare l’attenzione su altri temi, conviene.

Anche perché almeno una parte dell’esecutivo, quello che fa capo alla lega ed in particolare a Giorgetti, rientrerebbe comunque nell’alveo di quella coalizione di centrodestra che la pensa diversamente rispetto a certe politiche economiche.

Parlo di Giorgetti perché capo di quella corrente che riconduce soprattutto al mondo bancario ed istituzionale, la cosiddetta lega di governo, favorevole ad un rapporto di positiva collaborazione con l’UE, contrapposta a quella che si definiva una volta lega di lotta.

Questi problemi si stanno manifestando nella situazione italiana, anche a prescindere da cosa ne pensi l’UE.

La domanda da porsi è molto semplice: cosa deciderà di fare l’esecutivo, se i parametri delineati da Tria fossero diversi dalle attese, in particolare se la crescita fosse inferiore a quella prevista?

A tale domanda non viene fornita, al momento, una chiara risposta, ed è quindi logico che i mercati in primis, a prescindere da cosa ne pensi l’UE, siano nervosi.

           .  Prescrizione stoppata? Esiste già!

Ma veniamo ad affrontare il famoso tema della prescrizione.

In sintesi, viene proposto di impedirne il decorso, dopo la sentenza di primo grado nei processi penali.

Una novità in Italia?

Non proprio.

Consideriamo infatti, visto che nessuno ne parla, cosa succede nei processi civili.

La prescrizione, per dirla in termini molto semplici e comprensibili, opera fin tanto che non si fa causa a qualcuno.

Se ad esempio riteniamo di essere creditori di taluno, se non esercitiamo il nostro diritto, ad esempio facendo causa al nostro debitore che non ci voglia pagare, dopo un certo tempo il nostro diritto si estingue, appunto per prescrizione.

E se decidiamo, quindi, troppo in ritardo, non potremo più adire le vie legali.

Ma se facciamo causa prima che intervenga la prescrizione?

Ebbene, la prescrizione non interviene più sino alla sentenza definitiva.

Voi capite che quindi un processo civile, avviato prima della prescrizione, potrebbe durare un anno, o trent’anni, ma comunque arriverà a definire la questione.

Peccato che questo trascorrere anche di molti anni determini una sostanziale incertezza di rapporti.

Se io faccio l’imprenditore, posso stare in un sistema nel quale, per veder riconosciuto un mio credito, forse devo aspettare la mia morte e lasciare quindi la questione ad eventuali eredi?

E’ infatti proprio il nodo giustizia uno dei fondamentali problemi, per cui in Italia non si investe.

  • Ma cosa significa una prescrizione che non decorre dopo il primo grado di giudizio?

Se quindi già nel processo civile tempi troppo lunghi significano diniego di una vera giustizia, incertezza di rapporti e via di questo passo, immaginiamo cosa significhino i tempi lunghi di una giustizia penale.

Partiamo peraltro da un dato reso noto dalle statistiche elaborate dalla camere penali: in Italia almeno 2000/3000 casi di incriminazione all’anno sono frutto di errori giudiziari.

Questo significa che almeno altrettante persone sono costrette a subire processi, e spesso anche misure cautelari, compresa la custodia cautelare in carcere, senza colpa e per tempi non certo brevi.

Ora io, che sono sempre stato un garantista, vorrei ricordare cosa diceva a tale proposito il Beccaria: meglio cento colpevoli in libertà, che un solo innocente in carcere, anche a costo di lasciare in libertà certi colpevoli.

So benissimo che non tutti la pensano come lo zio del Manzoni (vedasi ad esempio certe esternazioni di Davigo), ma il vero stato di diritto privilegia, deve privilegiare il rispetto di certi diritti.

Ora una sorta di contemperamento ai tempi biblici della nostra giustizia era appunto offerto dalla prescrizione, e invece, cosa succede se la prescrizione non decorre, si blocca, dopo il primo grado di giudizio?

Che un cittadino, anche se innocente, potrebbe essere sottopostoa processo anche all’infinito.

Si afferma che questo non succederebbe più con tempi certi, che si daranno ai processi, ma è davvero così?

  • Tempi certi dei processi: chi o cosa li garantisce?

In Italia si sono susseguiti, nel tempo, a partire dall’unità, 4 codici di procedura penale.

Non annoierò i lettori con tecnicismi come la differenza tra processo accusatorio ed inquisitorio, ed altre amenità di questo tipo, ma vengo subito al nocciolo della questione.

Non è possibile definire tempi certi di un processo se non con la prescrizione.

Chi le scrive le norme di un nuovo codice di procedura penale?

Di solito, viene nominata una commissione di esperti, in genere giuristi specializzati in diritto e procedura penale, suddivisi poi in sottocommissioni.

Questo l’impianto tipico delle leggi delega in materia di riforma del codice.

E sempre si è posta una certa attenzione su questo tema della durata.

Ma non esiste nulla e nessuno che possa garantire tempi certi.

Al limite, si possono fissare dei limiti alla durata di certe fasi processuali, ma questo implica decidere che una certa fase deve definire le questioni in base alle prove, agli elementi raccolti solo entro una determinata tempistica.

Ed allora, non è un diverso modo per denominare una sorta di prescrizione in Italia?

Questo, operativamente, significa quanto segue.

Ipotizziamo che entro un determinato termine non si siano raccolti sufficienti elementi nella fase delle indagini preliminari.

Ebbene, il pubblico ministero dovrà decidere che non esistono sufficienti elementi per il giudizio, e richiedere quindi l’archiviazione.

Ma stessa cosa avverrebbe per la fase dibattimentale.

La prova, nel processo di tipo accusatorio attualmente in vigore, si deve formare in fase dibattimentale, tranne i casi di incidente probatorio (ma tralascio di approfondire per evitare inutili tecnicismi) e se quindi entro un determinato termine non si saranno compiuti gli atti necessari, allora il giudice dovrà praticamente dichiarare ad esempio prosciolto un imputato, pur colpevole, solo perché certi elementi di prova non si sono formati entro una determinata tempistica.

E’ quindi evidente (e i veri esperti, tecnici del diritto, ben lo sanno) che o si prevedono tempi molto lunghi, almeno pari a quelli delle attuali prescrizioni, e quindi sarebbe solo un modo per denominare diversamente gli stessi istituti, oppure i tempi sarebbero addirittura abbreviati, e quindi si rischierebbe di non arrivare mai a condannare i colpevoli di qualche reato.

A meno di non seguire un’altra via, quella di allungare i tempi necessari per la decisione.

Ed allora, occorre dirlo chiaramente: si allungherebbero i tempi e la giustizia, già caratterizzata oggi da tempi biblici, lo sarebbe ancora di più.

  • Quali conseguenze economiche?

Oggi l’attività d’impresa è caratterizzata dal rischio di vedersi incriminati sotto molteplici profili, dalla normativa in materia di tutela ambientale a quelle fiscali, e via di questo passo.

E talora senza avere alcuna colpa, anche a fronte di norme spesso di difficile interpretazione ed applicazione.

E’ quindi ovvio che un imprenditore preferisca andare ad investire in un paese dove, se non altro, i tempi della giustizia siano molto più veloci.

E poi ci si stupisce se si preferisce investire all’estero.

Sicuramente la riforma della prescrizione in campo penale non fa altro che aggravare la situazione, e se i tempi verranno definiti con precise indicazioni anche relative al dibattimento, o verranno di molto allungati, o comporteranno archiviazione e proscioglimenti obbligatori.

Ma da quel che si dice in queste ore, credo invece che si intenda percorrere un’altra strada ancora, quella del solito ricorso a rafforzamento di infrastrutture, personale ed investimenti.

Si tratta di un discorso già trito e ritrito, all’occorrenza tirato fuori dai politici di turno in molte occasioni.

Non ha mai portato ad abbreviare realmente i tempi processuali.

Se realizzato in termini di formazione di un sufficiente numero di nuovi operatori giudiziari, allora il numero necessario sarebbe tale da comportare ben altre previsioni di spesa.

Altro che i numeri di Tria.

L’esecutivo desidera un suggerimento?

Lasci perdere spesa in conto corrente ed assurde ipotesi di riforma della prescrizione penale.

Semmai pensi ad investimenti nel dissestato sistema idrogeologico italiano, che richiederebbe alcuni miliardi, non alcune centinaia di milioni.

Otterrebbe più spesa in conto capitale, sviluppo di attività lavorativa, e potrebbe quindi rinunciare ad almeno una parte di quanto previsto per reddito di cittadinanza ed altre forme di spesa in conto corrente.

Magari, risparmiando su questa spesa, potrebbe trovare anche qualche fondo in più per la famosa riforma della giustizia.

Volendo concludere con una sintesi di quanto considerato in questo articolo, possiamo dire che forse l’esecutivo, tranne forse alcuni esponenti, non ha ben chiaro dove si stia andando a parare in ambito finanziario e giuridico.

Ma tant’è.

Non tutti sono all’altezza di un Beccaria, di un Keynes, e di veri cultori dello stato di diritto.

Ma, del resto, cosa vogliamo attendere quando non si conoscono neppure certe procedure che presiedono alla formulazione tecnica delle norme?

Cosa accadrà in Italia nelle prossime settimane?

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