Germania in apnea o forse no. L’Europa delle diversità…una non famiglia

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Germania in apnea o forse no. L’Europa delle diversità…una non famiglia. Ci accomunano solo le criticità bancarie: è ora che Draghi lo dica

Quando i dati macro-economici di un gruppo di paesi membri di una comunità di stati risultano frequentemente disomogenei abbiamo un palese sintomo che l’unione di intenti è di là da venire e che il progetto comune non sta funzionando.

Per intenderci è come se nella stessa famiglia alcuni membri pasteggiassero a caviale e champagne e altri allo stesso tavolo andassero a pane e acqua.

Al di là dei gusti personali (a molti il caviale e forse anche lo champagne potrebbero non piacere) la figura retorica ci indica una cosa figlia del buon gusto: questo desinare così diverso merita due soluzioni.

La divisione dei tavoli, se non proprio della residenza, ovvero una diversa condivisione tra chi vive nel lusso e chi ha il minimo indispensabile.

E’ inutile quanto fastidioso e troppo comodo  dare genericamente la colpa agli italiani della criticità sociale ed economica che ci trasciniamo da anni. Certo, non tutto funziona e molti italiani meritano poco, ma se persino il commissario Cottarelli ammette, in una recente intervista che l’Italia senza euro sarebbe cresciuta di più e meglio, un riflessione è necessaria quanto urgente.

I dati odierni ci riportano una Germania comunque in salute ed in crescita:

Aspettative di business tedesco 101,0 100,2 101,3
Valutazione dell’attuale situazione tedesca 106,4 106,1 106,5
Indice IFO sulla fiducia delle aziende in Germania 103,7 103,2 103,9

 

Tre dati su tre sopra le attese in Italia e altri paesi UE si vedono molto raramente, eppure siamo seduti allo stesso tavolo della Merkel…

Evidentemente a Berlino, dimenticate le grosse grane di Deutsche Bank e delle altre grandi banche nazionali , possono godersi le vittorie del proprio granitico impianto industriale.

La politica BCE è chiaramente indirizzata dai tedeschi e Bruxelles ne asseconda direttive e temi studiati e predisposti per un beneficio esclusivamente teutone.
Credere che l’Italia, nel pieno della propria sovranità, si troverebbe da anni in questa situazione con la disoccupazione sempre a ritoccare nuovi massimi è anacronistico quanto non obbiettivo.
Un esempio? Il turismo!
Da poco dopo l’introduzione dell’euro i flussi turistici si sono spostati massicciamente dal mezzo auto (o treno o pulmann)ai voli aerei accorciando le distanze e rendendo fruibili mete lontane  spesso a prezzi ultra competitivi. Vogliamo calcolare quanti viaggiatori ci ha fatto perdere ancorarci ad un euro “marchizzato” e quindi fortissimo anziché rimanere con la nostra vecchia e svalutata liretta?

L’unica cosa che veramente ci accomuna ai tedeschi è la situazione critica in cui versano da un decennio le banche UE. Tenute in vita solo grazie agli aiuti (peraltro non risolutivi) della UE e a imponenti deviazioni e modifiche dai parametri con cui storicamente si è misurata la solvibilità delle banche stesse.

Oggi parlerà Draghi, ultimamente unitosi al corso di critiche verso l’Italia, penso sarebbe ora che allargasse il raggio delle sue critiche anche alla banche degli altri paesi a cominciare proprio dai colossi tedeschi.

Fatto questo gli sarà molto più semplice gestire comunitariamente le criticità del sistema bancario e indirizzare la BCE verso aree di soluzione già viste adottare con successo in Gran Bretagna , USA e Svizzera.