La soglia di crescita del 3 % rappresenta un livello critico importante da raggiungere specie per i paesi già sviluppati nei quali non vi è la spinta dell’ acquisto dei beni di base e per la casa già posseduti come elettrodomestici e auto che vengono soltanto sostituiti nel tempo. Ebbene, il Giappone dopo anni di alti e bassi e dopo i segni addirittura negativi di Maggio e Giugno ha raggiunto questo target molto incoraggiante.
Così positivo che il Nikkey è riuscito a sganciarsi dal trend pesante con cui si è chiusa la precedente settimana, realizzando un modesto ma significativo +0.30% mentre per dire HangSeng ha fatto -1.67% e India -1.07%, persino lo Shangai si era sottomesso all’orso europeo con -1.21%
Insomma nella terra dei fiori di loto l’umore volge al bello, raramente in questi anni anche in precedenti picchi dei dati macro la borsa giapponese aveva saputo reagire e andare in contro-trend rispetto alle borse mondiali più importanti.
Il dato annuo del Nikkey supera il 16% e conferma il Giappone come miglior borsa asiatica dopo tanti anni di anonimato. Serviranno ancora conferme ma intanto siamo di nuovo vicini ai massimi degli ultimi 5 anni.
Se dovessimo ipotizzare chi ritoccherà o almeno avvicinerà per primo gli ormai datati , molto datati, massimi storici, tra gli indici di Italia e Giappone non avremmo dubbi il Nikkey è senz’altro avvantaggiato.
Anche i dati interni in cui viene scomposto il PIL confermano lo stato di buona salute della nazione nipponica, ad esempio:
PIL Spese pro capite +3.1% vs 2.8%
Persino gli osservatori economici sempre molto critici hanno fatto balzare il proprio indice a 48.7 verso attese a 47.2. Per quanto l’importanza di questi dati soggettivi sia ridotta è però un segnale della maggiore apertura, dato che interrompe una serie di 4 mesi sempre inferiori alle aspettative.
L’innovazione tecnologica, la metodicità e l’organizzazione del lavoro, la grande attenzione alla ricerca sono i fattori che stanno alla base di questa new wave di Tokio. Il che dimostra che pur appesantiti da decenni di QE i conti di una nazione possono tornare a crescere se le risorse messe a disposizione vengono impiegate al meglio per un rilancio complessivo del benessere della popolazione.
Nella classifica del PIL pro capite del FMI nel 2017 il Giappone ha segnato un modesto 28° posto di poco avanti all’Italia 33°, ma quel che conta è che nel Sol Levante le sacche di povertà sono limitate rispetto a quasi tutti gli altri paesi sviluppati, il reddito disponibile anche per le famiglie meno abbienti è uno dei più alti .
Il Giappone un modello? Troppo presto per dirlo ma certo la conferma che di QE quando hai la moneta sovrana e politiche di rilancio sensate si può non fare la fine della Turchia.