Possono non piacere oscillando tra il grossolano e l’approssimativo, tra forme di pudore ipocrite e intermittenti ed eccessi più o meno consolidati. Tra aree di ascolto e zone di urla, tra pacifismo e lotta al razzismo e i loro contrari. Eppure questo grande paese, gli Stati Uniti d’America, dalle mille contraddizioni ancora una volta sta dando lezione a tutti.
Non solo, Trump coi suoi modi poco ortodossi e i suoi “mille” rapporti interpersonali coltivati negli anni sta comunque riportando il mondo a canoni meno guerrafondai.
Anche qui può non piacere ma quanti caccia americani in meno ci sono in giro a bombardare rispetto all’era Obama?
Eppure nonostante siamo usciti da un ‘economia chiaramente di guerra coi suoi tristissimi plus economici, nei fatti non certo nelle parole, i dati macro-economici americani continuano a stupire per la loro eccezionale positività.
Ieri abbiamo commentato con una certa delusione i deludenti dati dei direttori degli acquisti europei, ebbene oggi il dato americano è il seguente:
- Indice ISM dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero 61.3 ampiamente sopra le attese a 57.6 e anche il precedente a 58,1
Come dire provate a fermare la locomotiva americana se riuscite!
Se al dato di cui sopra aggiungiamo:
- Indice ISM dell’occupazione manifatturiera 58.5 vs 56
- Indice ISM dei prezzi del settore manifatturiero 72.1 vs 71,1
- Indice ISM del settore manifatturiero 72.1 vs 71.1
Ci rendiamo facilmente conto che stiamo trattando di un “altro pianeta” rispetto all’Unione europea.
Eppure l’epicentro della crisi sub-prime con tanto di Lehman Brothers è stato proprio in America.
Come mai dunque l’andamento economico è così divergente visto che nemmeno la Germania si avvicina neppur lontanamente a dati simili?
In Europa ci si è sempre vantati di essere il Vecchio continente ricco di arte e saggezza a confronto col nuovo continente scevro di ricchezze artistiche e ingenuamente ignorante nel suo crescere tumultuoso.
Eppure ora ancora una volta è l’America a dare una lezione ai soloni europei su come si affronta una crisi su larga scala come quella del 2008. A distanza di 10 anni i loro dati macro sono straordinari, e al di là di quelli odierni do un peso primario alla disoccupazione ai minimi storici, mentre in area UE oscillano tra la soddisfazione tedesca di stare sulla sufficienza (scarsa se comparata al ciclo USA) e paesi che viaggiano più o meno rassegnati verso il default sistemico.
E’ chiaro che se le migliori risorse emigrano con la loro green card negli Stati Uniti per forza avviene un processo selettivo delle intelligenze che premia l’America e punisce l’Europa, quasi sempre, nel suo insieme burocratizzato e stantio, incapace di invogliare e trattenere i migliori cervelli al fine possano esprimersi al meglio e contribuire a un’ Europa migliore e più sana.
Un ‘Europa dei cittadini e non dei regolamenti…che pure negli USA non mancano…