Draghi ora è all’angolo

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Il dato sull’inflazione annuale in Italia di ieri, uscita a +1.5% contro le attese a +1.4%, rischia di mettere a breve in seria difficoltà Draghi e la sua politica accomodante sui tassi in area UE.

Negli USA sia pure con calma e gradualità inusitate i tassi sono in aumento già da un po’, la Gran Bretagna da tempo va per i fatti suoi e il recente rialzo a 0.75% in completa “solitaria”, nel senso che questo rialzo è giunto senza l’accompagnamento di mosse simili di altri paesi; ebbene questo disancoramento dell’UE in ambito di politica monetaria, rispetto ai paesi di riferimento,  viene visto in modo molto negativo dall’area più aggressiva dei paesi UE , Germania ed Olanda in testa.

Draghi è stato più volte attaccato e anche accusato di tenere una politica di QE se non esclusivamente pro- Italia quasi… come se questo stesso tipo di politica non avesse favorito anche la ripresa tedesca, il contenimento della crisi delle  banche commerciali teutoni più selvagge e in generale la tenuta dell’UE.

Che poi se l’Italia andasse veramente in crisi veramente non sarebbe una “nocciolina” come la Grecia sia a livello globale che tanto meno per l’Unione Europea.

Che poi il contenimento dell’inflazione è più importante della lotta alla disoccupazione?

Quando le due cose diventano incompatibili è corretto privilegiare l’ambito monetario e quello politico inteso come ricerca del bene comune?

Quale bene comune vi può essere se una percentuale elevata di popolazione non ha lavoro o comunque non dispone di un reddito sufficiente per il sostentamento?

Le risposte a queste domande in una società civile sono scontate e scontato quindi dovrà o dovrebbe essere consentire a Draghi di proseguire in una logica monetaria che pur con limiti sugli interventi sulle banche che non hanno dato vera soluzione al problema (e ciò è causa di molto dei problemi irrisolti) ha comunque tenuto in piedi e riavviato, sia pure in grande disequilibrio tra le varie nazioni, una ripresina anche in area UE di sua competenza.

Dal comportamento del board della BCE e dalle conseguenti risposte dei vari governi capiremo quali sono le vere priorità che ci girano sopra le teste.