La crisi argentina penalizza TENARIS. Quale futuro per il titolo?

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Il titolo Tenaris  ha chiuso la seduta del 18 Giugno in rialzo dello 0.17% a 15.04€.

La proiezione in corso è ribassista e dopo aver rotto al ribasso il supporto fornito dal I° obiettivo naturale, e successivamente tentato di recuperarlo, ha accelerato al ribasso andando a puntare il II° obiettivo naturale in area 14.1171€. La massima estensione del ribasso è collocata in area12.5221€ dove passa il III° obiettivo naturale.

I rialzisti potrebbero sperare di prendere il sopravvento solo con chiusure giornaliere superiori a 15.7041€.

 

News: Fonte MilanoFinanza

Continua, quindi, il trend negativo per l’azione che ha perso il 4% settimana scorsa e ha un saldo nell’ultimo mese del -12%. Secondo Fidentiis l’azione del colosso dell’acciaio potrebbe essere ancora penalizzata dalla crisi argentina e dalle conseguenze che verranno prese sulla produzione di petrolio in occasione della riunione Opec a Vienna i prossimi 22-23 giugno.

Gli analisti di Fidentiis, che hanno su Tenaris  un rating hold e una forchetta di prezzo di 15-16 euro, sottolineano che: “Tenaris  ha in Argentina tre fabbriche con una produzione annuale di tubi che rappresenta il 20% della capacità produttiva del gruppo. L’Argentina è il secondo mercato più importante di Tenaris  e il più grande mercato in Sud America, rappresentando il 14% dei ricavi”. Non solo. In Argentina Tenaris  ha una quota di mercato importante nell’Octg grazie ai suoi rapporti di lunga data con la compagnia statale Ypf, rinnovati per altri cinque anni all’inizio del 2018, e con altri operatori del settore energetico.

Fidentiis ricorda che la svalutazione della valuta argentina contro il dollaro potrebbe avere un impatto positivo in un primo momento perché le vendite in Argentina sono denominate in dollari (40 punti base in più di ebitda per una svalutazione dell’8%), ma questo fattore positivo verrebbe più che compensato dai maggiori costi operativi futuri (l’inflazione in Argentina è al 26%), costi finanziari più alti (tassi al 40%) e il rischio di un calo dei volumi se si ridurrano gli investimenti nel settore.

Dal punto di vista dei nuovi impianti petroliferi negli Stati Uniti i dati di Baker Huges segnavano una contrazione di due impianti a 1059 (+126 anno su anno) e in Canada si segnava un aumento di 27 impianti a 139 (-20 anno su anno). Su questo tema Fidentiis dice: “I dati sugli impianti confermano il trend favorevole, ma le nostre stime si basano su un incremento del 15% degli impianti in Nord America, un dato in linea con il trend visto finora”.