SARAS paga il rincaro del petrolio. Quale futuro per il titolo?

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Il titolo Saras  ha chiuso in ribasso del 1.08% e portandosi a 1.918€.

Sul titolo è in corso una proiezione rialzista che stenta a decollare. La resistenza in area 1.94€, infatti, resiste alla pressione e impedisce al titolo di raggiungere il I° obiettivo naturale in area 2.0489€. Alla rottura di questo livello, poi, l’obiettivo successivo si trova in area 2.33€.

La rottura del supporto in area 1.8738€ farebbe girare al ribasso la tendenza sul titolo.

 

News: Fonte MilanoFinanza

Da una parte c’è la buona notizia di un miglioramento dei margini di raffinazione, ma dall’altra bisogna fare i conti con l’effetto che le sanzioni all’Iran avranno sul prezzo del petrolio. Su questi temi è intervenuto oggi il ceo e direttore generale di Saras , Dario Scaffardi, a margine dei lavori del primo Energy Forum di EY in corso a Rapallo.

“Quello che ci interessa maggiormente è il margine di raffinazione, ossia la differenza tra il valore dei prezzi dei prodotti” alla pompa “e quello del petrolio greggio”. Un delta che “per fortuna negli ultimi mesi è stato estremamente robusto e che proprio in questi giorni ha avuto un’ulteriore “miglioramento grazie alla forte domanda di prodotti petroliferi. Questo per noi è il driver principale”, ha detto Saccardi.

Mentre sui livelli di prezzo che l’oro nero potrebbe raggiungere nei prossimi mesi, il top manager non si sbilancia. “Fare previsioni sul prezzo del petrolio”, ha spiegato, “è tra le cose più rischiose che ci possano essere, si rischia di sbagliare sempre. Noi per esempio avevamo fatto un budget, ritenendo che la forchetta di prezzo giusto potesse essere tra 60 e 65 dollari al barile. Ma la previsione si è subito rivelata clamorosamente sbagliata, perché oggi siamo più nella fascia 75-80 dollari al barile”.

Inoltre Saras  potrebbe subire degli impatti dalle sanzioni che gli Stati Uniti stanno per imporre all’Iran, benché oggi appaia tutt’altro che semplice riuscire a quantificarne il peso dell’embargo petrolifero che sta per essere comminato a Teheran. “Noi acquistiamo petrolio dall’Iran, ma il problema delle sanzioni è che colpiscono il mercato in maniera asimmetrica”, ha spiegato il top manager, convinto che il problema non risieda nel riuscire a trovare fornitori alternativi. “Quelli si trovano”, assicura, “ma naturalmente si va ad aumentare il prezzo. Togliere l’Iran dal mercato senza” pianificare “misure di compensazione di qualche tipo ha l’effetto netto di fare aumentare il prezzo” del greggio.

Poco cambia se ancora il blocco non c’è, perché il processo è di fatto già iniziato. “Trump ha detto che entro sei mesi le imprese dovranno ridurre significativamente l’esposizione nei confronti dell’Iran”, ha ricordato Scaffardi. “Non è chiaro quali possano essere le sanzioni se uno non dovesse adeguarsi: da un punto di vista legale, Trump non può imporre nulla, ma da un punto di vista pratico è piuttosto difficile sfidare gli Stati Uniti”. Il risultato è che “la maggior parte delle società petrolifere si sta già attrezzando per non comprare più dall’Iran o comprare molto meno, a meno che non ci siano esenzioni”.

Chiudere i rubinetti d’approvvigionamento da Teheran, secondo Sfaccardi non rappresenta un danno in termini assoluto per la società di raffinazione che fa capo alla famiglia Moratti. Dopotutto, ricorda, “siamo stati senza Iran per cinque anni e ciononostante il 2015 è stato l’anno record. Il migliore di sempre senza poter fare affidamento né su Iran né sulla Libia”. L’andamento futuro del business di Saras , pertanto “non è necessariamente legato al fatto che questi Paesi siano disponibili o meno, è una percezione che va sfatata”.

“Dal nostro punto di vista, un repentino aumento dei prezzi solo del petrolio, che con ogni probabilità non verrebbe seguito nella stessa misura sui prodotti petroliferi, avrebbe comunque un effetto negativo. Resta però tutto da vedere”. Per quanto riguarda invece l’interesse degli investitori per l’azienda, dopo l’ingresso e il successivo addio di Rosneft, Scaffardi ha sostenuto che “c’è molto interesse sul mercato della raffinazione”, anche se “trattative specifiche con qualcuno non ce ne sono. C’è stato un risveglio da parte del mercato su questo settore che in passato era stato dato per morto, mentre poi il 2015 è stato il miglior anno di sempre. Il settore della raffinazione è essenziale”, ha concluso l’amministratore delegato di Saras , “pensare che sia un settore che non interessa è assurdo”.