Come si vede dalla news riportata dopo il grafico, la novità del 10 Novembre è stata la modifica dello statuto di Mediaset in merito alla variazione del numero di consiglieri e alla possibilità per il cda di presentare una propria lista di candidati. Tutto questo per proteggersi dalla scalata di Vivendi.
Il titolo, però, non ha apprezzato la mossa e dopo alcune settimane durante le quali aveva cercato di rafforzarsi, le quotazioni hanno rotto al ribasso l’importantissimo supporto in area 2.90€.
A questo punto, a meno di recuperi immediati, le quotazioni sono dirette verso il II° obiettivo in area 1€.
Va comunque sottolineato che il 15 Novembre è prevista l’assemblea e la volatilità potrebbe farla da padrona.
News: Fonte MilanoFinanza
La guerra tra Silvio Berlusconi e Vincent Bolloré entra nel vivo. Lo certifica l’ultima mossa in ordine di tempo decisa da Mediaset . Venerdì 10, il gruppo tv ha deliberato la modifica dello statuto in merito alla variazione del numero di consiglieri e alla possibilità per il cda di presentare una propria lista di candidati. Inoltre, è stato cambiato il sistema di nomine: da quello per quozienti a quello a liste bloccate. «Una evoluzione naturale per avvicinare la governance dell’azienda a quella di gruppi quali Eni e Intesa Sanpaolo », sostiene una fonte finanziaria «È da un anno e mezzo che la società lavorava a questo progetto».
L’opzione si concretizzerà mercoledì 15 novembre quando si terrà l’assemblea straordinaria chiamata a modificare l’articolo 17 dello statuto. Una ulteriore novità introdotta riguarda il numero di consiglieri della tv guidata da Pier Silvio Berlusconi, che scenderà dagli attuali 17 a 15 al massimo. Anche se è prevista l’opzione del mini cda a 7. La proposta elaborata prevede di riservare alle liste di minoranza due amministratori nel caso in cui il numero di componenti del cda da eleggere sia compreso tra sette e 11, e tre amministratori qualora il numero sia compreso tra 12 e 15. Infine, verrà introdotto un nuovo articolo, l’8-bis, relativo «all’identificazione degli azionisti», come si legge nella nota di Cologno Monzese.
Tutte modalità d’azione che hanno un unico, grande scopo: bloccare sul nascere qualsiasi tentativo del socio Vivendi (28,8% del capitale e 29,9% del capitale avente diritto di voto). Azionista di minoranza assai ingombrante (ancora non ha congelato, come richiesto da Agcom, il 20% in un trust) con il quale è in atto dal luglio 2016 una guerra, finita in tribunale, che vede sul piatto la richiesta da parte di Mediaset di un risarcimento danni da 3 miliardi (oltre ai 570 milioni chiesti da Fininvest).
La mossa sul cda è l’ennesimo arrocco di Fininvest (41,4% dei capitale votante) per tutelare il suo principale asset industriale dalle mire espansionistiche di Bolloré. Ed è anche un segnale forte della volontà di Mediaset di non cedere. O, nel caso, di farlo alle migliori condizioni economiche. Tradotto: un indennizzo più alto dei 4-500 milioni stimati dal mercato. Sempre che prima non si trovi una soluzione al problema Premium, magari coinvolgendo Telecom, controllata da Vivendi