Alla chiusura di Giugno 2017 scrivevamo riguardo il titolo HERA (Dopo un rialzo di oltre il 300% quale futuro per HERA?)
Il titolo HERA viene da un rialzo pluriennale di oltre il 300% che ha portato il titolo da area 0.7€ fino in area 2.9€.
Attualmente sul titolo è in corso una proiezione rialzista il cui I° obiettivo naturale si trova in area 3.5€. Al momento, però, la salita è frenata dalla resistenza in area 2.89€. Qualora non dovesse cedere sono possibili ritracciamenti fino in aera 2.47€,
Cosa aspettarsi nel breve periodo?
Nel breve periodo il raggiungimento del II° obiettivo naturale ha provocato un ritracciamento delle quotazioni che, visto anche il segnale short del TC2plus, potrebbe continuare fino in area 2.5265€.
Su questi livelli si giocheranno le sorti di breve periodo. La rottura del supporto, infatti, potrebbe provocare un’accelerazione ribassista verso obiettivi in area 2.45€.
Nei mesi successivi la resistenza non ha provocato un ritracciamento fino in area 2.47€, ma ha contenuto molto bene le quotazioni.
Durante questo mese di Novembre, però, qualcosa sta succedendo.
Alla chiusura del 8 Novembre, infatti, hanno le quotazioni hanno rotto la resistenza in area 2.8868€. Qualora tale evento dovesse essere confermato alla chiusura mensile non ci sarebbero più ostacoli fino al raggiungimento del I° obiettivo naturale in area 3.57€ (oltre +20% dai livelli attuali).
News: Fonte MilanoFinanza
Al 30 settembre 2017, il gruppo Hera ha registrato ricavi per 4,02 miliardi di euro, in crescita dell’11,4% rispetto ai 3,61 milioni dell’analogo periodo dello scorso anno, e superiori alle attese di Equita Sim, Banca Akros e Banca Imi che stimavano rispettivamente un valore di 3,95, 3,94 e 3,76 miliardi. I conti del gruppo hanno beneficiato dell’ingresso nel perimetro aziendale di Aliplast e Gran Sasso, oltre che dei positivi effetti determinati da maggiori attività di trading, dall’incremento del prezzo della materia prima elettrica, dall’aumento dei volumi di gas venduti e dai maggiori ricavi regolati provenienti dal settore idrico.
L’utile netto del gruppo è salito a 182,9 milioni di euro rispetto ai 142,2 milioni dello scorso anno, registrando un aumento del 28,6%, sostanzialmente in linea con le attese di Imi (182 milioni) e Akros (179) e superiore alle attese di Equita (170 milioni). La crescita è dovuta soprattutto a un tax rate del 32%, in netto miglioramento rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente, per effetto della diminuzione dell’aliquota Ires e della ricerca continua di ottimizzazioni fiscali conseguenti all’ampliamento del perimetro di Gruppo.
L’ebitda consolidato al 30 settembre 2017 è cresciuto da 651 a 724,7 milioni di euro, registrando un incremento dell’11,4%. Il valore si è rivelato al di sopra delle stime di Equita (712 milioni) e in linea con quelle di Akros (721 milioni) e Imi (723). “Un risultato da ascrivere alle buone performance di tutte le aree del Gruppo”, ha specificato il management, “ma in particolare al settore energetico che ha beneficiato dei maggiori margini della produzione di energia elettrica e della vendita nei mercati di salvaguardia e di default”. Risultati positivi sono stati raggiunti anche nell’area ciclo idrico integrato e nell’area ambiente, grazie soprattutto all’acquisizione di Aliplast.
L’ebit è cresciuto a 357,9 milioni di euro rispetto ai 329,2 del 30 settembre 2016, migliorando dell’8,7% anno su anno, battendo le stime degli analisti di Equita (che prevedevano un valore di 344 milioni) e rimanendo in linea con quelle di Akros e Imi, entrambe a quota 356 milioni.
L’utile prima delle imposte è salito del 18,5% a 283,4 milioni rispetto ai 239,1 dell’analogo periodo 2016, superando leggermente le stime di Akros e Imi rispettivamente pari a 278 e 281 milioni, grazie al miglioramento della gestione finanziaria. In particolare, le buone performance sono da attribuire alla più efficiente struttura finanziaria, grazie anche alle operazioni di liability management effettuate nel corso dello scorso esercizio.
Infine, la posizione finanziaria netta al 30 settembre 2017 si attesta a 2,61 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto ai 2,56 miliardi del 31 dicembre 2016, considerando il finanziamento della distribuzione dei dividendi e le operazioni di M&A.
Questa mattina, prima della pubblicazione dei conti, Imi e Akros avevano confermato il giudizio buy sul titolo, con un target price di 3,3 euro e 2,88 euro rispettivamente. Equita, invece, ha confermato il giudizio hold con un prezzo obiettivo di 2,9 euro.