a cura della Dott.ssa Giovanna Maria Cristina Sambataro dai suoi uffici di Boston Stati Uniti
Le elezioni americane hanno completamente tolto l’attenzione all’oro nero, che attualmente non viene considerato come un problema. Giorno 30 novembre, intanto, inizia ad avvicinarsi e i membri Opec e non-Opec non sembrano che abbiano voglia di trovare una soluzione, anzi. Dopo l’ultimo meeting, l’accordo pattuito non è stato rispettato e la produzione continua a mantenersi alta.
Durante la scorsa notte, il petrolio è risalito sopra i 45$/B a causa dell’effetto Trump. Una possibile collaborazione tra USA e Russia, infatti, può portare giovamento ai mercati. La coppia USD/RUB è stata scambiata a 65,53 e l’indice russo è schizzato alla grande rispetto agli altri indici mondiali. È l’unico indice che sta festeggiando il quarantacinquesimo presidente degli USA.
Le scorte americane pubblicate alle ore 10:30, peraltro, hanno superato le previsioni degli analisti, 2,432M contro 1,330M. È chiaro che ancora siamo lontani da una razionalizzazione efficiente della produzione. Il prezzo del petrolio, di questo passo, può ritornare indietro a quota 42,00$ al barile o, peggio ancora, 40$/B.
Trump cosa deciderà?
Attuando una politica protezionistica, ridurrà l’importazione di petrolio greggio e ciò può declinare gli attuali rapporti con i membri dell’Opec. Troppe domande e poche risposte possono condurre i mercati in un altro stadio di incertezza.
Al momento i mercati sono in una fase di assestamento. Il focus centrale è comprendere quali saranno i prossimi step del nuovo Presidente.
Il cambiamento è in atto.