Ripresa economica: l’Italia sempre più vicina al modello finanziario americano?

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A cura della Dott.ssa Giovanna Maria Cristina Sambataro

Dopo la crisi dei mutui sub-prime che hanno diffuso una sofferenza sull’economia reale mondiale, l’America è riuscita in qualche modo a uscirne a galla. Difatti allo stato attuale si evince come il comparto delle costruzioni sia cresciuto nel corso degli anni, creando una flessibilità nel sistema americano in tutti i settori soprattutto in quello del lavoro. I giovani che investono sugli studi riescono già alla giovane età di 25/27 anni d’età ad essere manager d’azienda o imprenditori di sé stessi.

In Italia, invece? Si inizia a vedere uno spiraglio di luce?

Comparando la situazione economico- finanziaria, ancora non ci siamo. La politica di austerità dettata dalla Germania ha portato l’Italia ad emanare una serie di normative fiscali per rimarginare il debito pubblico al fine di rispettare quanto disciplinato dagli accordi presi con la comunità europea, creando disagi economici alle aziende e ai consumatori.

Le conseguenze sono state abbastanza drastiche. Le aziende non riescono a gestire la loro situazione finanziaria, poiché non solo sono sommersi da diversi tipi di tasse da quelle comunali a quelle nazionali, ma anche il costo del personale è diventato al quanto elevato. A ciò si aggiunge il malcontento dei cittadini, i quali dovendo affrontare un’eccessiva pressione fiscale non hanno più denaro disponibile per far girare nuovamente l’economia.

Ci ritroviamo nuovamente in una situazione dove il consumatore non può svolgere pienamente il suo ruolo all’interno dell’economia reale perché è troppo occupato a pagare tasse di diversa natura. Come può un’azienda riprendersi da questo circolo vizioso? E i giovani? Il governo ha sempre propinato quanto sia importante la flessibilità sul lavoro. E a pensarci bene, una forza-lavoro può trarne vantaggi. Ma ciò può verificarsi solo quando l’economia è in moto a 360°.

Pertanto, cosa sta frenando l’Italia nel suo percorso di crescita economica?

Sicuramente la lenta burocrazia, la mancata conoscenza di una cultura aziendale volta non solo allo sviluppo della stessa ma anche del proprio territorio, maggiori offerte di lavoro, maggiori incentivi per lo sviluppo delle aziende e soprattutto una pressione fiscale più soft.

Cosa potrebbe fare per superare tali dinamiche interne?

Secondo un approccio americano (vd Albert Hirschman), sarebbe opportuno snellire la nostra burocrazia al fine di incentivare gli investitori esteri ad investire sulla nostra penisola e, congiuntamente aiutare le aziende e i nuovi imprenditori a far impresa facilmente.

Ciò porterebbe vantaggi su più fronti: più posti di lavoro disponibili, maggiore capacità economica di spesa, maggiori investimenti. Insomma si rimetterebbe in moto l’economia. Con le giuste riforme è possibile raggiungere tali obiettivi in un quinquennio.

Ci auguriamo che il governo possa trovare la giusta via per perseguire tali sviluppi.