Nel 1987 quando iniziai ad occuparmi di finanza il ritornello che sentivo ripetere era che l’investimento azionario è da valutare nel medio lungo termine.
Sono passati quasi trent’anni e quella che allora, forte delle miei certezze di giovincello, mi sembrava una pretestuosità commerciale, si è rivelata tale.
Non che nel frattempo le mie convinzioni si siano mai adeguate al “sistema”… tutt’altro.
Certo fa specie comunque vedere Generali, già allora indicato come titolo di riferimento per un cassettista intelligente a10.65 euro contro i 14,35 euro del gennaio 1987 quando io iniziai, come semplice consulente nella Finanziaria Valori poi di lì a poco trasformata in Agos all’interno del prestigioso gruppo Iniziativa Meta della Montedison fiorente di quei tempi….
Anche contando dividendi e aumenti di capitale gratuiti la verità è che nel famoso medio lungo termine il risultato è catastrofico. Un semplice ciclo in BOT avrebbe fatto meglio nonostante il crollo dei rendimenti degli ultimi anni.
Restando più sul presente rileviamo da pochi minuti l’ennesimo dato macro italico disastroso con la produzione industriale attesa a -0.1% che scende dello 0.6% e questo mentre come ricorderete nei giorni scorsi la vituperata Gran Bretagna proponeva un dato molto migliore delle attese.
Che dire?
Dobbiamo cambiare rotta, minore produzione vuole dire meno occupazione ed entrambe le cose significano minore gettito fiscale per lo stato, il quale dovrà caricare cittadini ed aziende di nuove tasse e nuovi tagli alla spesa pubblica. Un circolo vizioso che va interrotto, URLANDO il proprio dissenso.