Dal Dow Jones il futuro dei mercati azionari

Portofino

L’attuale fase di mercato pone diversi interrogativi, dopo la discesa iniziata sui principali mercati occidentali lo scorso febbraio, soprattutto in un’ottica di medio e lungo termine:

1) Perché i mercati sono scesi, ed ancor prima che intervenissero la catastrofe giapponese e le tensioni nel mediterraneo?

2) Si è trattato di una normale discesa, o elementi di particolare rilievo, sul piano tecnico, l’hanno condizionata?

3) Il massimo di lungo termine, di tutto il trend rialzista iniziato a marzo 2009, è già stato raggiunto, oppure il mercato toro ha ancora potenzialità rialziste?

4) E se il massimo di lungo termine non è ancora stato raggiunto, quando dovrebbe formarsi?

Per rispondere a tutte queste domande, di pressante attualità, occorre intanto considerare talune caratteristiche delle dinamiche dei mercati finanziari.
Più l’orizzonte è di breve termine, maggiore è il peso, come dimostrano accurati studi statistico-matematici, della volatilità, piuttosto che quello del trend.
Più, invece, l’orizzonte si sposta sul medio-lungo termine, maggiore è il peso della tendenza, del trend.

Proprio in considerazione di tali caratteristiche dei mercati, un peso fondamentale assume il DOW JONES, per comprendere le dinamiche di lungo.
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i principali mercati azionari occidentali sono fortemente correlati all’indice statunitense, e che quest’ultimo, inoltre, presenta il vantaggio, per le analisi, di una lunga serie storica di dati, che consente più attendibili proiezioni sul piano statistico.

Non a caso rappresenta uno dei principali elementi di riferimento per la cosiddetta intermarket analisys, cioè quell’analisi che considera le dinamiche dei mercati attraverso la correlazione diretta o inversa rispetto ad altri indici, e se ci si occupa di mercati occidentali, è quasi sempre il DOW JONES a definire le più importanti tendenze di medio e lungo.

A nostro avviso, assume quindi un particolare rilievo l’analisi condotta sull’indice americano in ottica di lungo/lunghissimo termine, analisi che potrà condurre a significative risposte ai quesiti che abbiamo considerato ad inizio articolo.
Per semplificare l’analisi, consideriamo il time frame trimestrale del DOW JONES, a partire dagli anni ’80.

Notiamo alcuni elementi di rilievo:
a) Una retta intercetta i principali minimi, in particolare del quarto trimestre 1985, del quarto trimestre 1987, del primo trimestre 1991 e, pur non essendo stata, nel frattempo, più intercettata dai prezzi, dopo il primo trimestre 1991, a così tanto tempo di distanza la retta ha continuato a far sentire la sua influenza, intercettando poi il minimo di marzo 2009.
b) Tracciando, quindi, dal massimo del primo trimestre del 2000, la parallela, quale retta di resistenza di un canale di lunghissimo termine, notiamo come questa intersechi i massimi del 2007, ma non solo.
c) Si deve infatti considerare un’altra fondamentale retta di resistenza, che scorre parallela alle rette individuate ai punti a) e b), praticamente circa 1780 punti al di sotto della retta di resistenza individuata al punto b), quale retta di resistenza più interna del canale rialzista di lunghissimo termine.

Tale seconda resistenza dinamica pare assumere un rilievo fondamentale per le sorti del DOW JONES.
Notiamo infatti che ha intersecato i massimi del primo trimestre 2004, del primo trimestre 2006, e del terzo trimestre 2008, ma ha talora svolto anche funzioni di rilevante supporto, una volta superata al rialzo.
Ha infatti intersecato i minimi del secondo trimestre 2009, e del primo trimestre 2008, e possiamo ritenere che tale resistenza consenta anche di dare una rilevante risposta statistica ai quesiti dianzi posti.

Cominciamo dal primo, e cioè perché i mercati sono scesi, ed ancor prima che intervenissero la catastrofe giapponese e le tensioni nel mediterraneo?
Si è trattato di una normale discesa, o elementi di particolare rilievo, sul piano tecnico, l’hanno condizionata?

E proprio questa retta di resistenza più interna, ci offre una precisa risposta: infatti interseca il massimo del trimestre in corso, e quindi non possiamo considerare casuale, sul piano tecnico, la discesa intervenuta sulle principali borse occidentali, in quanto correlata a tale elemento strutturale del DOW JONES.

Ma veniamo ora alla domanda che molti si pongono:

il massimo di lungo termine, di tutto il trend rialzista iniziato a marzo 2009, è già stato raggiunto, oppure il mercato toro ha ancora potenzialità rialziste?
Possiamo dare una risposta a tale domanda, considerando le condizioni in cui è maturata, nei precedenti casi, la formazione dei massimi di trend rialzisti pluriennali, con particolar riferimento al massimo del 2000 e del 2007.
In entrambi i casi, i corsi hanno prima intersecato la retta di resistenza, dianzi descritta, mentre il massimo presenta una particolare caratteristica.
Si presenta nel quarto o quinto trimestre, da quando una barra trimestrale ha interamente superato la retta di resistenza più interna, collocandosi all’intersezione con la retta di resistenza più esterna, individuata al punto b).
Analizziamo, infatti, cos’è capitato nel caso della formazione del massimo del 2000.
Nel primo trimestre del 1999 i corsi cercano di superare la prima retta di resistenza, quella più interna al canale, ma senza riuscirci pienamente, e l’impresa riesce invece compiutamente, cioè con un’intera barra trimestrale in tutta la sua estensione, dal minimo al massimo, nel secondo trimestre del 1999.
Il massimo viene raggiunto tre barre dopo, e s’avvia quindi un mercato ribassista, che termina solo nel 2002.

Consideriamo, quindi, cos’è successo in occasione dei massimi del 2007.
Da tempo il Dow Jones cercava di superare la prima retta di resistenza, senza tuttavia riuscirci, e non caso i massimi trimestrali si formavano in corrispondenza della retta di resistenza.
Così nel primo trimestre 2004, e poi nel primo trimestre 2005 e nel primo trimestre 2006.
Il pieno superamento rialzista riesce solo nel quarto trimetre 2006, ed il massimo del 2007 si trova nella quarta barra trimestrale successiva, barra che ha intersecato la retta di resistenza proiettata dai massimi del 2000.

Come vediamo, il massimo della barra trimestrale attualmente in corso si trova esattamente in corrispondenza con la retta di resistenza più interna, e quindi possiamo dire che, con rilevanti probabilità statistiche, il massimo di lungo del trend iniziato nel 2009 non è stato ancora raggiunto.

E, quindi, quando possiamo proiettarlo?
Analogamente a quanto verificatosi nei casi esaminati, occorrerà aspettare il superamento della retta di resistenza più interna, e il massimo dovrebbe coincidere con il massimo della terza o quarta barra trimestrale, consecutiva ad una piena rottura rialzista della retta di resistenza più interna, barra che dovrebbe intersecare la resistenza più esterna.
Per esemplificare, ipotizzando che il prossimo trimestre veda una completo superamento rialzista, sul time frame trimestrale, della retta di resistenza più interna, il massimo di lungo si collocherebbe, temporalmente, nel primo o secondo trimestre del 2012, intersecando aree di prezzo attorno a 14400/14500.

Naturalmente questa è solo una proiezione, e occorre verificare prima, in ogni caso, il completo superamento della retta di resistenza più interna, da parte di una barra trimestrale.
Al tempo stesso, occorre rilevare che la possibilità di un massimo nel 2012, in ottica di lungo termine, corrisponderebbe anche ad una precisa logica secondo il metodo Top or bottom, considerando il time frame annuale, e con una evidente analogia, sotto questo profilo, con quanto verificatosi nel 2000.

Ulteriori conferme che, comunque, un massimo di lungo pare non essersi ancora formato, provengono da altri metodi proprietari di proiezioni di borsa, in particolare dal FEI e dal TC2 settati su time frame trimestrali, in quanto non sono stati ancora raggiunti gli stessi livelli assunti dagli indicatori, in corrispondenza dei precedenti massimi del 2000 e del 2007.

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