GRECIA: PUNTO DI NON RITORNO?
Intervista a Gian Piero Turletti
Autore Metodo Magic box in 7 passi
In questa intervista:
- La posizione del ministro delle finanze tedesco
- Cosa viene richiesto alla Grecia
- Perchè si è trattato di una trattativa-farsa
- Chi e come potrebbe veramente salvare la Grecia
- Ed i mercati?
Ancora una volta, le cose sono andate come da lei previsto. Non ha mai creduto in una grande probabilità di esito positivo della crisi: cosa può dirci?
Mi pare che siano evidenti due fatti, che ho sempre sottolineato nel corso di tutti gli interventi sul tema. Per giungere ad un accordo occorre essere almeno in due.
Si immagini quando i soggetti sono molti di più, come nel caso in questione.
Inoltre le posizioni devono essere coerenti tra rappresentanti internazionali ed organismi politici interni ai singoli stati.
Basta quindi considerare le diverse posizioni dei vari soggetti coinvolti, per comprendere che non poteva che finire così.
Da un lato i cosiddetti rigoristi, Germania, e non solo.
I parlamenti di questi paesi non accetterebbero un compromesso al ribasso, solo per salvare la Grecia, ed in rappresentanti internazionali di questi paesi non possono che esprimere tale posizione, se desiderano mantenere la fiducia parlamentare.
Quanto a Tsipras, credo che su questa piattaforma programmatica, emersa dagli ultimi incontri, neppure il parlamento greco gli darebbe più la maggioranza.
Se anche Tsipras riuscisse a portare a casa un accordo, poi anche le singole riforme, previste quali conditio sine qua non per l’attuazione degli accordi, non otterrebbero la maggioranza, a meno di non passare per altri governi, e probabilmente anche per un altro parlamento, dopo nuove elezioni.
Ma questo richiede tempo, che non c’è più.
Può riassumere brevemente, per i nostri lettori, i punti salienti delle condizioni che la Grecia dovrebbe accettare?
In sintesi, già entro mercoledì la Grecia dovrebbe far approvare dal proprio parlamento tutta una serie di riforme, dal codice di procedura civile, alla normativa che esclude interventi pubblici per salvare istituti di credito, sino alla riforma fiscale, del sistema pensionistico e del catasto. Credo sia evidente che cosa questo significhi.
Intanto, anche solo per redigere i relativi testi normativi sarebbero necessari alcuni tempi tecnici, ed anche ammesso di avere i migliori giuristi negli uffici legislativi dei propri dicasteri, non bastano certo tre giorni per avere tutto pronto.
Anche ammettendo che tali testi siano già pronti, per averli precedentemente preparati, o perché vengono recepiti da fonti esterne, ad esempio tramite quanto indicato da tecnici di paesi terzi, come ultimamente i francesi, ci sono poi i voti parlamentari.
Il governo greco potrebbe fare solo una cosa.
Farsi dettare le normative già predisposte, e poi chiedere un voto di fiducia d’urgenza, ma credo che molti parlamentari griderebbero allo scandalo di un mancato dibattito parlamentare, nonché di una cessione inammissibile di sovranità popolare all’insegna di quell’austerity, che è la netta antagonista del programma elettorale sul quale Syriza ottenne il consenso.
Non parliamo, poi, se viene imposta la presenza di osservatori della cosiddetta trojka.
A tutto questo si dovrebbe aggiungere la costituzione di un fondo, a quanto pare neppure controllato dai greci, in cui far confluire asset destinati a privatizzazioni e relativi proventi, a garanzia del debito greco.
Certo, tutto è sempre possibile e soprattutto la politica è il regno del mai dire mai, ma a questo punto ci vorrebbe quasi un miracolo per far permanere la Grecia nell’euro.
Poi, certo, anche i miracoli talora capitano.
A volte, magari, grazie a pressioni da oltre atlantico.
A cosa è servita, quindi, in realtà, questa serie di trattative che vanno avanti da mesi?
La politica ha le sue regole, ed una delle principali dice che è sempre preferibile non assumersi mai la responsabilità di conseguenze pesanti delle proprie decisioni.
La cancelliera tedesca, e con lei gli altri governi che ne appoggiano la posizione, non intendono certo assumersi la responsabilità dell’uscita della Grecia, e quindi devono far vedere che è stata la Grecia a non intraprendere la strada delle riforme.
Tsipras, ovviamente, deve invece addossare la responsabilità alle politiche considerate inaccettabili, imposte per ottenere i finanziamenti.
Ogni attore ha il ruolo di addossare la colpa all’altro, e le trattative sono la rappresentazione scenica di tutto questo.
I tedeschi e gli altri governi che ne condividono la posizione, sapevano sin dall’inizio di non volerne più sapere di dare credito alla Grecia, senza precise condizioni, ed i Greci di non voler o poter accettare tali condizioni.
Cosa dire di quella che è parsa a taluni come una stravagante proposta, l’uscita della Grecia temporaneamente, per cinque anni?
Non vorrei essere frainteso, ma vorrei dire che la cosa aveva un senso.
Anche se attualmente ipotesi non contemplata dalle normative internazionali, diciamo subito che questo non rappresenta un ostacolo insormontabile, visto che le normative si possono sempre cambiare.
L’uscita temporanea è un’ipotesi che rientra nello schema che anch’io ho più volte approcciato e spiegato dalle pagine di questo sito, e, visto che, come dice lo stesso ministro in risposta a Draghi, non si tratta di un cretino, anzi, sono lusingato del fatto che certe idee vengano finalmente recepite anche da illustri politici.
Probabilmente, credo che il ministro tedesco abbia fatto questo ragionamento: noi vogliamo che certe cose siano fatte dai Greci, mentre i Greci non vogliono farle.
L’unica alternativa sarebbe finanziarsi stampando denaro, che è vietatissimo.
Ma, a questo punto, la Grecia potrebbe uscire temporaneamente, e dotarsi degli strumenti finanziari alternativi, dracma o altro, per sopperire alle proprie esigenze finanziarie.
Un domani, con nuovi rapporti valutari tra dracma ed euro, potrebbe quanto meno riacquistare euro e continuare a darvi corso legale, e magari, con le disponibilità finanziarie così ottenute, mettere a posto tutte quelle situazioni che non vanno, e quindi anche rientrare.
E’ infatti chiaro che se lo stato è dotato di nuove disponibilità finanziarie, conseguenti ad esempio alla circolazione di una doppia moneta, i parametri finanziari migliorano, e potrebbe non essere neppure necessario ricorrere a riforme come quelle oggi richieste.
Non va infatti dimenticato che misure, come le riforme fiscali, più che essere fini a se stesse, sono finalizzate a raggiungere o mantenere determinati parametri finanziari.
A questo punto, esistono alternative concrete alla grexit? Qualcuno potrebbe sostituire gli organismi finanziatori europei, e come?
Guardi, l’unica alternativa per far permanere la Grecia nell’eurozona è uscire dall’area europea e cercare finanziamenti da fonti alternative.
Sarebbero soprattutto gli USA ad avere interessi in tal senso, anche per evitare un inserimento dei greci nell’area di influenza russa.
E gli USA, in passato, hanno finanziato non poco le finanze elleniche.
Per superare gli ostacoli tecnici interni, in quanto finanziamenti alla Grecia comporterebbero nuovo debito USA, Obama dovrebbe, come minimo, ovviamente, richiedere il consenso del congresso, ma ancor meglio sarebbe se tali finanziamenti venissero resi possibili a fronte di nuove disponibilità finanziarie per il governo USA, sganciate dall’ordinaria procedura di finanziamento tramite emissioni di titoli del debito pubblico americano, e si consentisse di emettere nuova moneta senza debito, secondo lo schema già indicato in precedenti interventi.
A questo punto, con i soldi derivanti da oltre oceano, i greci potrebbero davvero risolvere molte cose, senza sacrifici finanziari ed estenuanti trattative.
Come reagiranno i mercati?
Vedremo quale sarà la reazione dei mercati.
Nel momento in cui scrivo, osservo che i principali mercati azionari sono tuttora inseriti nei loro canali ribassisti di medio termine, proiettati verso target che, salvo superamento confermato delle resistenze dinamiche dei predetti canali, dovrebbero essere raggiunti nell’arco di alcune settimane, considerando anche le proiezioni con frattale statistico.