IN ATTESA DI ELEZIONI GRECHE E BCE.
INTERVISTA A GIAN PIERO TURLETTI
IN ATTESA DEI DUE FONDAMENTALI APPNTAMENTI DI QUESTI GIORNI, DECISIONI DELLA BCE ED ELEZIONI GRECHE, COSA PENSA DI QUANTO SI DICE AL RIGUARDO?
Guardi, in questi giorni si dice tutto ed il contrario di tutto.
Avremo sicuramente tempo di tornare sull’argomento dopo le decisioni della BCE ed i risultati elettorali greci, ma vorrei ora affrontare soprattutto un paio di argomentazioni, che vedo talora presenti sul web, per dire la mia a questo riguardo.
Sulle elezioni greche talora si dice, da parte di taluni, che il maggior problema non sarebbe l’eventuale fuoriuscita, in quanto tale, della Grecia dall’euro, ma il fatto che, pur restando gli altri membri europei nell’eurozona, non sarebbe più possibile stringere accordi con soggetti esterni, poiché questi non si fiderebbero più del mantenimento degli accordi internazionali, che stanno alla base delle reciproche relazioni, se uno dei membri europei può uscire dagli accordi stessi.
Si fa un esempio di questo tipo: se un’impresa di pulizie condominiali stipula un contratto con un condominio, non può essere certa del rispetto di quel contratto, se uno dei condomini può recedere dal contratto stesso.
Dico subito perché non condivido questo tipo di riflessione.
A mio avviso è un po’ la scoperta dell’acqua calda.
Come noto, i contratti sono di due tipi, o a tempo indeterminato, oppure a scadenza predeterminata. Evidentemente, i secondi hanno una durata prevista inizialmente, e non durano, quindi, per sempre.
Nei contratti a tempo indeterminato, a prestazioni continuative, i contraenti hanno sempre la facoltà di recedere, altrimenti sarebbero obbligati a mantenere il contratto vita natural durante.
Credo che gli stessi concetti possano applicarsi ai trattati internazionali.
Nel senso che nei trattati, che non hanno durata predeterminata, anche se non è espressamente previsto, uno o più degli stati contraenti non sarebbero più stati sovrani, se fossero tenuti al rispetto permanente degli accordi.
Solo in un caso il diritto internazionale prospetta una cosa di questo tipo, e cioè quando si crea uno stato federale, che è comunque cosa diversa, rispetto anche solo ad una confederazione di stati.
Ma, comunque, è chiaro che l’UE non è né uno stato federale, né una confederazione di stati, ma semplicemente un accordo che regola determinati rapporti, quindi resta il diritto di recedere, per così dire, dal contratto.
Questo aspetto non può essere messo in dubbio da parte di alcuni dei soggetti membri, e tano meno da parte di soggetti esterni.
La possibilità, pertanto, di cambiamenti al riguardo va messa in conto da parte di coloro che intendono stipulare accordi con l’UE, come gli USA per quanto riguarda le trattative commerciali in corso.
Ecco perché mi pare un po’ una scoperta dell’acqua calda la riflessione di coloro che dicono: ma allora, d’ora in poi, chi voglia sottoscrivere accordi con l’UE come farà, non potendo più fidarsi del rispetto degli accordi?
Evidentemente, il rispetto dei trattati internazionali vale fin tanto che restano in vigore, come un contratto resta valido fin tanto che uno dei contraenti non recede, ma questo si sa a priori.
Si sapeva fin dall’inizio ed ora stupisce, francamente, che qualcuno se ne accorga solo ora.
VENIAMO ALLA BCE: ANCHE A TALE RIGUARDO LEI SI TROVA A NON CONDIVEDERE TALUNE OPINIONI?
Certamente, in particolare una, riconducibile al tema dei rating bassi.
A tale riguardo, si afferma che, tutto sommato, un’eventuale decisione di acquisto di determinati titoli, non riguarderebbe comunque alcuni paesi come il nostro, in relazione alla decisione di non acquistare titoli al di sotto di un certo rating.
Ma appunto, anche questa è un po’ una sorta di scoperta dell’acqua calda, nel senso che ben sappiamo che non tutti i titoli hanno lo stesso rating, che il rating può variare nel tempo, e che le decisioni relative al QE possono assumere aspetti tecnici diversificati.
Ma questo dimostra anche che il vero problema, a questo punto, non è tanto il fatto che la BCE decida di mettere in atto un QE, cosa che a detta di alcuni osservatori pare ormai cosa fatta, ma le sue effettive caratteristiche.
In tal senso non va dimenticata la decisione degli organi di giustizia europea che hanno ribadito un concetto fondamentale, peraltro già chiaro negli stessi trattati, e cioè il fatto che, a differenza della FED, la BCE non potrà fare acquisti di titoli di stato in fase di emissione, cioè non potrà finanziare gli stati membri che emettono titoli, e tali acquisti, quindi, non potranno che riguardare il mercato secondario.
Non intendo comunque commentare semplici ipotesi, ma credo che se alcuni paesi, come Francia ed Italia, ed in particolare i relativi esecutivi, intendono realmente, come hanno detto, cambiare le cose, dovranno far presenti tutti i limiti che l’efficacia di un QE così impostato presenta.
Ma comunque, ripeto, direi di rinviare ulteriori considerazioni su elezioni greche e QE dopo che avremo saputo come andranno effettivamente le cose.
MA I MERCATI AZIONARI COME SONO MESSI E COME POTRANNO REAGIRE?
A mio avviso, vorrei dire innanzi tutto che nelle imminenze e dopo tali avvenimenti sui mercati può accadere di tutto, rottura di supporti e loro recupero, violazione di resistenze e improvvisi arretramenti, cioè va messa in conto una serie di falsi segnali, dovuta ad un incremento significativo della volatilità sui mercati.
Comunque, possiamo ugualmente considerare i principali elementi di riferimento, con l’avvertenza che in questa fase comunque possono ingenerarsi molteplici falsi segnali.
DAX: il trend multidays è rialzista, ed oggi, 22 gennaio, il primo supporto di breve si trova in area 10170, mentre il secondo interseca area 9800.
FTSE MIB: trend multidays rialzista e primo supporto odierno a 19600 e secondo a 18440.
EUROSTOXX: trend multidays rialzista, primo supporto a 3238 e secondo a 3075.
S & P 500: nonostante alcune sedute al rialzo, l’indice USA permane tuttora in un trend ribassista, che oggi darebbe un primo segnale di inversione rialzista solo in caso di chiusura sopra 2038.