Con il matrimonio sorgono una serie di diritti e doveri tra i coniugi. Secondo l’articolo 143 del codice civile moglie e marito assumono gli stessi diritti e gli stessi doveri. Dal matrimonio deriva un obbligo reciproco di fedeltà, di assistenza morale e materiale. Deriva il dovere di coabitazione e di collaborare nell’interesse di tutta la famiglia. Oltretutto i coniugi sono tenuti, in relazione alle proprie sostanze e capacità di lavoro, professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.
I coniugi, tra l’altro, concordano tra loro l’indirizzo della vita familiare fissando di comune accordo la residenza. Devono tenere conto delle esigenze di entrambi e di tutta la famiglia. Questi diritti e doveri sono molto importanti, da un lato perché nascono naturalmente dal legame affettivo che li lega, dall’altro perché assumono grande rilevanza anche in ambito giuridico.
Si può utilizzare WhatsApp per ottenere l’addebito della separazione e un’altra ingente somma di denaro dall’ex coniuge
Quando i coniugi si separano, è possibile che uno addebiti all’altro la colpa della separazione. Il coniuge che ritiene che l’altro abbia violato i doveri coniugali può recarsi dal giudice e chiedere l’accertamento di queste violazioni. Il coniuge che si ritiene leso dall’altro deve dimostrare che la crisi matrimoniale è nata proprio dal comportamento dell’altro. Il caso classico è quello del tradimento.
Secondo la giurisprudenza si può utilizzare WhatsApp per ottenere l’addebito della separazione, ma anche il risarcimento del danno. Infatti, è possibile che la violazione dei doveri coniugali sia particolarmente grave e si abbia, dunque, un illecito endofamiliare. Questo può portare, a seconda della violazione, all’ottenimento di un’ingente somma di denaro.
Le prove utilizzabili per la giurisprudenza
Un esempio di questo arriva dal Tribunale di Monza, con la sentenza 1578 del 2020. Qui la prova del tradimento e, quindi, la possibilità di addebitare la separazione veniva fornita dalla moglie proprio con delle chat WhatsApp. Non era servita l’opposizione del marito che lamentava la violazione della sua privacy. Infatti, i giudici hanno ritenuto che in costanza di matrimonio sia rinvenibile un concetto di privacy affievolito tra coniugi. I messaggi, le foto, i video di WhatsApp rientrano tra le prove atipiche valutabili dal giudice secondo il suo prudente apprezzamento.
Dunque, anche se il marito non ha acconsentito l’utilizzo del suo WhatsApp alla moglie, è possibile che i giudici ritengano comunque le prove così ottenute utilizzabili. Proprio in ragione del rapporto particolarmente stretto che il matrimonio produce. E comporta, di conseguenza, un affievolimento del concetto di riservatezza e privacy. L’utilizzo di WhatsApp, dunque, può permettere al coniuge tradito di ottenere l’addebito della separazione e il risarcimento a titolo di illecito endofamiliare.