Alcune banche rischiano effettivamente di fallire a fronte della crisi ucraina?
Questa tesi è stata sostenuta da alcuni articoli, diffusi dalla stampa nazionale, che hanno in particolare messo nel mirino Unicredit.
Ma è realmente così catastrofica la situazione?
Causa di queste voci, diffuse da vari organi di stampa, l’esposizione che, in particolare Unicredit, ha verso alcuni Paesi, come Russia ed Ucraina.
La nostra personale opinione è che, come sempre, non si possano affermare circostanze e situazioni, che non rispondano ad una rigorosa e dettagliata analisi dei dati di bilancio. Visto che di questo si tratta.
Solo questi dati possono effettivamente dirci quanto la situazione di certe società possa essere considerata effettivamente a rischio.
Un’analisi di sensitività dimostra se effettivamente alcune banche siano o meno a rischio di fallimento con la crisi ucraina
Per avere un’analisi effettivamente realistica della situazione occorre quindi un’analisi di sensitività.
Si tratta di stimare l’impatto che determinate circostanze possono comportare sulle voci di bilancio, in diverse ipotesi.
Risulta effettivamente difficile trovare una tale analisi, e certamente difficile realizzarla autonomamente. Ma noi siamo riusciti a riscontrare un apprezzabile sforzo in tal senso da parte di un’analista della società La Française AM, Melanie Hoffbeck, specializzata in analisi del settore creditizio.
L’analisi di sensitività ha avuto l’obiettivo di ricalcolare un importante parametro, il Cet1 ratio.
La BCE aveva a suo tempo definito un livello di tale parametro, al di sotto del quale una banca presentava rischi di tenuta patrimoniale.
Tale livello è stato recentemente rivisto al ribasso dalla BCE, a seguito della crisi ucraina. L’analisi di sensitività ha considerato due diversi scenari, di cui il secondo è quello peggiore.
Per esigenze di maggior sintesi espositiva, dettagliamo di seguito le ipotesi considerate in questo secondo scenario. Anche perchè non può essere escluso a priori. E, quindi, rappresenta quello da considerare.
Se anche in tale ipotesi, il cet1ratio resta entro certi limiti, allora si potrà essere ragionevolmente sicuri della tenuta di certi istituti.
Lo scenario peggiore
Tale scenario ipotizza un calo del 10% dei ricavi di un gruppo societario, accantonamenti per perdite su crediti pari al 25% dei prestiti russi/ucraini/bielorussi, la nazionalizzazione dell’entità locale con conseguente perdita di capitale, perdita di finanziamenti infragruppo, un calo dell’80% degli asset ponderati per il rischio delle controllate russe/ucraine/bielorusse.
Ecco, quindi, che un’analisi di sensitività dimostra se certe tesi diffuse da organi di stampa trovino effettivo fondamento nelle prospettive di bilancio, o meno. L’analisi è stata condotta sulle seguenti banche: Raiffeisen Bank International, Unicredit, Société générale, Intesa Sanpaolo, ING groep.
I risultati
Molto interessanti i risultati dell’analisi di sensitività.
Tutte le banche sottoposte a questo stress test, tranne una, hanno dimostrato un risultato relativo al Tier1 ratio superiore non solo a quello diminuito dalla BCE a seguito della guerra. Ma anche a quello, maggiore, fissato prima della crisi. Anche nel caso di scenario peggiore.
Fa eccezione la Raiffeisen Bank International, con risultati inferiori ai due livelli. Istituto che del resto presenta un’esposizione creditizia verso Russia ed Ucraina decisamente superiore rispetto a quella delle altre banche.