Intervista a Gian Piero Turletti
UN NUOVO ANNO STA PER NASCERE, CI AUGURIAMO SOTTO I MIGLIORI AUSPICI.
MA QUALI PROSPETTIVE SI APRONO, SOPRATUTTO PER INVESTITORI E AREE GEOGRAFICHE?
Premetto che sono uno di quelli che hanno sempre creduto nel primato dei mercati. Intendo dire che spesso ascoltiamo opinioni di analisti, di esperti, ognuno dei quali con la propria opinione su questo o quello scenario. Ma, per quanto riguarda i mercati finanziari, non è scontata una correlazione o decorrelazione con determinati fattori, e talora i rapporti basati sulla cosiddetta intermarket analisys possono anche invertirsi.
Per queste ragioni, l’investitore di lungo corso dovrebbe soprattutto privilegiare trend ed analisi tecnica di lungo, osservando le interazioni tra prezzi e supporti/resistenze di lungo.
Solo un determinato segnale di inversione impatterà sui trend in corso.
Comunque, fatta questa doverosa premessa, veniamo a parlare dei principali scenari che si prospettano.
A partire dalla Russia.
A QUESTO RIGUARDO, QUAL’E’ LA SUA OPINIONE?
A mio avviso, Putin ha sbagliato diverse mosse, a partire dal reincarnare una Russia nuovamente aggressiva militarmente ed economicamente protezionista.
Si è anche diffusa l’opinione di un default russo, anche se non imminente, ed i mercati, in particolare valutari, ne hanno preso atto.
I blocchi alimentari sono peraltro in parte saltati, passando più o meno illegalmente da paesi come la Bielorussia, ed anche la mossa di svalutare il rublo in chiave protezionista non è stata considerata dalla stessa Russia così brillante, visto poi l’improvviso rialzo dei tassi per cercare di frenarne la caduta.
A mio avviso, in campo economico è prevalso qualche dilettantismo, mentre a livello politico anche le recenti tensioni non mi pare vadano nell’interesse russo.
Al limite, a beneficiarne, sono soprattutto interessi propagandistici del partito di Putin, soprattutto dove prevalgono tuttora sacche di un certo nazionalismo, in particolare nelle campagne.
Cosa ben diversa è invece valutare l’interesse complessivo russo.
Pare, infatti, che comunque la Russia potrebbe anche avere bisogno di aiuti esterni, a differenza di quanto sostenuto da alcuni teorici dell’autosufficienza, e quindi, dove potrebbe andare a ricercarli, alienandosi gran parte dell’occidente?
Instaurare un nuovo clima da guerra fredda certo non agevola l’orso moscovita, ed al limite spinge le regioni di confine a ricercare l’ombrello della Nato, da cui un maggiore isolamento anche sotto questo profilo.
L’ALTRA GRANDE CRISI, QUELLA PETROLIFERA, A QUALI ESITI POTREBBE GIUNGERE?
Guardi, su questa vicenda coesistono almeno due principali scuole di pensiero.
Da un lato i sostenitori di una sorta di fronte antirusso, che avrebbe gettato petrolio sul lato dell’offerta per indebolire la posizione russa.
Dall’altro lato chi ritiene che la mossa sia soprattutto in funzione antiamericana, in quanto abbassando il prezzo sotto un certo livello, riconducibile al prezzo di estrazione per le compagnie petrolifere USA, si cercherebbe di mettere fuori mercato le stesse.
La mia opinione è che ognuno tiri l’acqua al proprio mulino e ad esempio i sauditi cercano appunto di guadagnare quote di mercato rispetto a tutti i concorrenti, mentre gli USA cercano nuovi metodi estrattivi.
Quel che realmente conta è l’effetto sui mercati.
Ora, per quanto si allarghi il fronte dell’offerta, anche attraverso politiche di ribasso dei prezzi, a prescindere dalla presunta funzione antirussa o antiUSA, se ci fosse un mercato in crescita dal lato della domanda, allora le ripercussioni sarebbero inferiori.
Invece è proprio la carenza di domanda, emblematica di periodi di crisi, che spinge a maggiori ripercussioni una politica di ribasso dei prezzi.
Quando comnque il ribasso dei prezzi si riflette nella prospettiva di acquisire quote di mercato, questo elemento compensa i minori introiti derivati dalla flessione del prezzo, in vista dell’acquisizione di un mercato, prima dominato da altri concorrenti.
LE PROSPETTIVE FUTURE SUL FRONTE RUSSO E SU QUELLO ENERGETICO DOVE POTREBBERO PORTARE?
Diciamolo chiaramente, si sta cercando, soprattutto da parte della Russia ed a fronte di un rinnovato intensificarsi di relazioni tra Russia ed altre aree geopolitiche, un revival del vecchio tentativo di avere un mondo diviso in due grandi blocchi.
Da un lato Russia ed alleati, dall’altro lato USA e loro alleati.
In mezzo l’Europa, che non ha autonomia energetica e militare per puntare su una sostanziale autonomia.
Negli USA la politica democratica, in particolare con Obama, ha commesso diversi errori, ma anche per una sorta di dna geografico e di destino storico, pur essendo venuto meno il sovietismo, non è venuta meno la necessità di difesa e di sopravvivenza anche energetica dell’occidente nel suo complesso.
L’Europa non ha mai realizzato il sogno gollista di un’Europa autonoma da entrambi i blocchi, e quindi continuerà l’alleanza con gli USA, che ora si apre anche a nuovi scenari commerciali, con la prospettiva del cosiddetto trattato commerciale transatlantico.
Peraltro, nonostante alcuni errori statunitensi, la politica di Putin ha spinto a rinsaldare le fila, anche a fronte di un sempre maggior numero di paesi entrati nella NATO, a dimostrazione dei timori nei confronti di offensive russe.
COSA PENSA DELLA QUESTIONE DEI PAESI BRICS E DI UN’EVENTUALE PROSPETTIVA DI RICONVERSIONE AUREA DA PARTE DI QUESTI?
La tesi, certamente interessante, riconduce all’opinione di chi sostiene che i paesi come Cina, Russia e gli altri brics, stiano puntando sul ritorno ad una convertibilità aurea, ed al ritenere che anche recenti movimenti valutari siano, in quest’ottica, da collegare al rapporto tra dollaro ed euro.
Al riguardo, va tuttavia rimarcato che diversi di questi paesi, tra cui India e Sudafrica, hanno comunque un ingente livello di scambi con i paesi dell’area euro e con gli USA, ed una ipotesi di creare una sorta di moneta convertibile in oro cozzerebbe contro la mancata conversione di euro e dollaro.
La cosa assume quindi una valenza più di tentativo politico, egemonizzato dalla Russia, di isolare l’occidente, nella logica di una nuova guerra fredda, che quello di una politica economica realmente attuabile.
Nei rapporti internazionali peraltro le condizioni le dettano i paesi fornitori di merci, conoscenze o tecnologie di natura strategica, di cui i paesi destinatari necessitano.
E se andiamo a vedere nel dettaglio, notiamo che il Sudafrica ed ancora di più l’India in gran parte dipendono dallo scambio con gli USA.
Diverrebbe quindi molto difficile per uno di questi paesi voler negoziare internazionalmente rilanciando la convertibilità aurea, perché in questo caso la potenza egemone, gli USA, potrebbe rifiutarsi di fornire elementi essenziali, e questo unitamente ad un rinnovato timore di egemonia russa.
A COSA SI RIFERISCE?
A mio avviso, non possiamo considerare i paesi brics come un fronte unico.
Anche il tentativo di nuova guerra fredda da parte di Putin e la prospettiva di un intensificarsi di rapporti tra Cina e Russia, fanno sì che paesi importanti, ma certo non egemoni, come l’India, temano appunto di divenire satelliti della Russia, ed anche per questo motivo si spiega l’intensificarsi di rapporti con gli USA, proprio anche in funzione antirussa.
Difficilmente, quindi, accetterebbero una conversione aurea che farebbe il gioco di Putin in funzione antiUSA, e per la stessa ragione non credo che paesi come l’India siano favorevoli alla creazione di una moneta o valuta condivisa in seno ai brics.
IN TALE AMBITO, COME SI PONE L’UE?
Per le ragioni già esaminate poco dianzi, risulta evidente l’impossibilità per l’Europa di costituire un polo politico autonomo.
Essendo quindi necessariamente legata agli USA, difficilmente l’Europa potrebbe accettare un’ipotesi di convertibilità aurea proposta da paesi brics, fermo restando che a qualcuno di questi la cosa starebbe comunque stretta, vista l’evidente funzione egemone svolta dalla Russia.
Peraltro con quale oro dovrebbero commerciare i paesi europei?
Soprattutto se la cosa assumesse, come pare evidente, una chiara intenzione antistatunitense e filorussa, lo stesso oro europeo giacente nei forzieri USA difficilmente verrebbe rimpatriato, e quindi la mossa russa, per così dire, non farebbe altro che spingere ancora di più gli europei verso gli USA.
LEI E’ STATO TRA I POCHI AD AVER CONSIGLIATO, A SUO TEMPO, L’INVESTIMENTO IN TITOLI DI STATO, QUANDO MOLTI ALTRI CONSIGLIAVANO DI DISFARSENE VELOCEMENTE.
COSA PENSA DELL’ATTUALE SITUAZIONE?
Nulla di diverso da quanto indicato in precedenti interventi.
Anche senza gli effetti di acquisti da parte di cosiddetti sistemi di salvaguardia, se ci fosse, come ipotizzato da taluni, una vera prospettiva di crisi del debito pubblico, i segnali sarebbero evidenti.
Se andiamo a considerare gli effetti passati di interventi delle banche centrali, notiamo che questi non sono mai stati risolutivi nel caso di crisi di fiducia, e le crisi terminarono solo quando i mercati decisero che dovevano terminare.
Basti pensare alla crisi della lira ai tempi del governo Amato.
Ne consegue che, probabilmente, certe quotazioni siano un po’ superiori rispetto a quelle che sarebbero senza interventi diciamo…di salvaguardia, ma ben diversa sarebbe la situazione in caso di rinnovata sfiducia sulla sostenibilità del debito pubblico.
In tal caso, le quotazioni dei titoli subirebbero comunque pesantissime scosse, a prescindere da interventi a supporto delle quotazioni.
INFINE, UNO SGUARDO ALLE BORSE.
COSA PUO’ DIRCI?
Dal punto di vista fondamentale, dipende molto dai sistemi econometrici utilizzati.
Superando alcune metodologie tradizionali, possiamo dire che le borse possono tranquillamente continuare a salire vero target decisamente ambiziosi, e solo la rottura di determinati riferimenti supportivi mi potrà convincere che il trend rialzista di lungo sia messo in forse.