Donetsk e Lugansk si sono addormentate in Ucraina e si sono svegliate in Russia. Ieri sera l’arrivo del gelo russo di un presidente che ha parlato a braccio. Senza battere ciglio, con sguardo ferreo e voce ferma. Una composta calma nel corpo ha cozzato contro i contenuti glaciali. Pochi minuti per creare un reset su tutti i tentativi di mediazione, dialogo e diplomazia tentati nei giorni scorsi dall’Europa e da alcuni Stati in particolare. Una stesa vera e propria su tutti quei viaggi “da” e “per” Mosca che a questo punto potrebbero verosimilmente essersi dimostrati inutili.
In fondo lo sapevamo un po’ tutti che la Russia ha accolto a turno Macron e Di Maio, mentre ha preso di mira la Nato e gli States. E di riflesso l’Europa. In fondo quel lungo tavolo su cui si è seduto (tra gli altri) il presidente della repubblica francese, comunica comunque una distanza. Ufficialmente la motivazione della grossa distanza fisica durante l’interlocuzione tra Putin e Macron sarebbe tutta di matrice anti-Covid. Ma quel tavolo così lungo ci ha già comunicato distanza dall’Unione Europea.
La diretta di Putin
Vladimir Putin in barba agli accordi di Minsk, dinanzi le telecamere ha comunicato al Mondo che darà il via ad un’operazione di «Peacekeeping mediante l’invio di soldati». Il tutto per riconoscere le repubbliche separatiste del Donbass. Ha affermato che l’Ucraina fa parte della storia russa. «Non è solo un Paese confinante ma uno spazio spirituale». Ancora ha detto che sul territorio ucraino è già presente la NATO da tempo. «L’adesione dell’Ucraina alla Nato sarebbe una minaccia diretta per la sicurezza della Russia […] siamo stati ingannati». E avrebbe definito i vertici ucraini dei fantocci in mano all’Occidente. Parole durissime che di riflesso hanno allertato il Mondo. L’ONU ha subito organizzato una riunione di emergenza del consiglio di sicurezza.
Le sanzioni
In queste ore si sta decidendo sul pacchetto di sanzioni da infliggere alla Russia. Non è ancora deciso se si inizierà in modo graduale o con tutte le limitazioni possibili. Ma allo zar russo pare non interessare affatto.
L’Ucraina si sveglia sotto una coltre di ghiaccio in arrivo dalla Russia mentre l’UE è a nervi scoperti
Con molta probabilità oggi il premier Mario Draghi riferirà in aula. È evidente il dissenso e la disapprovazione delle gesta russe ma a Vladimir non pare interessare. Si mostra sicuro e più forte di un’Unione che finora non si è mai trovata di fronte ad un conflitto armato. Abbiamo trattato di economia, di euro, di fondi, di diritti ma in termini di militarizzazione ognuno si muove (o non si muove) per conto proprio. Questa deficienza (forse Putin la percepisce così e di fatto lo è) è una grande debolezza che gioca a favore dello stratega Vladimir. Nel frattempo che l’UE pensa e si organizza, le armi potrebbero già invadere partendo dall’operazione di «Peacekeeping».
Operazioni di pace
Si inizia quasi sempre così. Da operazioni di pace (?). Sarà ignoranza ma inseguire la pace con il dispiegamento di carri armati e uomini, ci pare un paradosso. Così come un improvviso cambio stagione. L’Ucraina si sveglia sotto una coltre di neve e ghiaccio in arrivo dalla Russia mentre, invece, l’UE è a nervi scoperti perché non s’intende né dispone di strategie militari compatte e univoche.