L’erba del vicino è sempre più verde, soprattutto se non è tassata. È pur vero che gli anni in cui dal Bel Paese partivano vagoni di contanti sono lontani, ma i conti all’estero sono una costante. Infatti il Fisco amico, che con gentilezza chiede chiarimenti attraverso le lettere dette di compliance, lo sa bene.
Ciò anche in virtù del recente consenso del Garante per la Privacy ad utilizzare un nuovo modello di accertamento che utilizza tecniche evolute. Tecniche di intelligenza artificiale che incrociano dati sensibili presenti in migliaia di banche dati da tutti noi alimentate. Pertanto possono arrivare controlli inaspettati dall’Agenzia delle Entrate. Infatti, tra bonifici effettuati e ricevuti, acquisti con carte bancomat e di credito estere, spese su auto estere non sarà difficile tracciare un conto estero. Oltre a questi dati l’Agenzia delle Entrate è in possesso di tutte le informazioni necessarie grazie ad un protocollo di reciproca comunicazione con paesi stranieri.
Il protocollo si chiama CRS e prevede la comunicazione di tutte le attività finanziarie detenute in paesi esteri dal 2018. Tali attività, purtroppo, saranno oggetto di una lettera di invito a chiarire e regolarizzare dell’Agenzia delle Entrate come esposto nel comunicato dell’8 febbraio.
Controlli inaspettati dall’Agenzia delle Entrate a chi fa operazioni su questi conti e bonifici all’estero anche per piccole somme
Ma quali sono i conti e le operazioni sotto la lente di ingrandimento? Sicuramente una buona parte delle posizioni interessate fa parte di vecchie aperture di conti, retaggio del passato. In tale ipotesi ricadono i conti con giacenze detenute regolarmente e quelli mai scudati e rimpatriati. Nel secondo caso il rischio di accertamento è elevato soprattutto in presenza di movimenti in accredito recenti che indicano redditi. Invece, ed è forse la parte più consistente, potrebbero ricadere nei controlli tutti i conti online di banche estere.
Questi sono esplosi negli ultimi 3 anni sia per la flessibilità d’utilizzo e la protezione negli acquisti online, sia perché spesso sono senza costi fissi. Quindi sembra chiaro che se su detti conti o wallet si accreditano proventi e dividendi d’attività finanziarie o altri redditi, questi dovranno dichiararsi. O quanto meno avrebbero dovuto essere dichiarati nel rispettivo anno d’imposta. Un esempio potrebbe essere la fattispecie in cui si accende un wallet per fare acquisti di valute virtuali o di titoli.
Dette attività e soprattutto i guadagni potrebbero essere considerati esteri. Pertanto alcuni contribuenti nei prossimi giorni potrebbero ricevere controlli inaspettati dall’Agenzia delle Entrate. Anzi, una comunicazione con i propri dati e movimenti su conti stranieri e un invito a chiarire del Fisco.
Si badi bene che la stessa Agenzia ammette che ci potrebbero essere degli errori formali che da analizzare insieme al contribuente. Nei casi invece in cui emergono dalla lettera di compliance effettive anomalie, si potrà regolarizzare presentando una dichiarazione dei redditi integrativa. Ovviamente pagando sanzioni ed interessi.
Approfondimento