Tutti siamo a conoscenza del fatto che qualora una padella antiaderente riporti un graffio debba esser buttata nell’immondizia. Molti di noi però diffidano dall’utilizzo di pentole antiaderenti perché ritenute cancerogene. In realtà queste convinzioni sono state negli anni alimentate da una confusione fra due sostanze: il PTFE e il PFOA.
Diversi studi hanno verificato un’incidenza sullo sviluppo dei tumori da parte del PFOA, l’acido perfluoroottanoico. Quest’acido veniva impiegato nella produzione del rivestimento delle pentole antiaderenti, sebbene fosse instabile e si potesse disperdere alle alte temperature.
Cosa diversa, invece, è il PTFE, considerato sicuro.
Vediamo di mettere chiarezza grazie a quanto riportato dall’AIRC, l’Associazione Italiana per la ricerca contro il cancro.
Il rischio di tumori al fegato, al pancreas e alla vescica non sarebbe legato all’uso di pentole antiaderenti se non si commettono questi errori
Nelle pentole antiaderenti, per intenderci quelle con il rivestimento interno nero, troviamo il politetrafluoroetilene o PTFE. Questo materiale è un mix di carbonio e fluoro e potrebbe individuare diversi materiali che sicuramente avremo sentito nominare come il Teflon o Inoflon. Ci sono altri nomi commerciali che individuano il politetrafluoroetilene e per riconoscerli badiamo alla desinenza “flon”. Il politetrafluoroetilene, che d’ora in avanti chiameremo con la sigla PTFE, ha molte altre applicazioni. È un componente dei tessuti tecnici per lo sport, è presente in alcune protesi vascolari e persino dentali. Nelle padelle il PTFE è il rivestimento nero della base sottostante di alluminio. Più strati di PTFE ci sono più la pentola sarà di qualità.
L’Airc riporta quanto dichiarato dall’American Cancer Society che esclude che il PTFE, il rivestimento antiaderenti sia cancerogeno di per sé nelle dosi in cui viene usato nei tegami.
Cosa allora potrebbe rendere le pentole antiaderenti pericolose?
Diversi studi evidenziano la pericolosità di una sostanza, l’acido perfluoroottanoico o PFOA, usato nella produzione del PTFE. In particolare PFOA era usato come emulsionante per aggregare il PTFE ma non era presente nel prodotto finale, la pentola. La pericolosità della PFOA parrebbe consistere nella tipica azione degli agenti cancerogeni: stress ossidativo delle cellule e disfunzioni del sistema immunitario. Sia gli animali che gli abitanti attigui ad impianti di produzione di questo acido, abbreviato PFOA, avrebbero riportato percentuali di tumori alte. In particolare si sarebbe trattato di tumori al fegato, al pancreas, alla vescica e alla mammella. Di recente però ci sono state novità in quanto dal 4 luglio 2020 è in vigore un regolamento sulle restrizioni alla fabbricazione e all’immissione sul mercato dei PFOA. Pertanto le pentole e tegami prodotte dopo questa data saranno ancor più sicure.
In conclusione, sono sicure?
L’Airc fornisce tre regole base per usare in modo completamente sicuro le padelle antiaderenti.
Per prima cosa eliminare la pentola non appena si verifichi un graffio. Questo, però, sarebbe necessario non per la pericolosità del rivestimento in Tegfon che sarebbe nocivo, se il cibo in cottura aderisse agli strati metallici sottostanti, inidonei al contatto diretto con gli alimenti. Occorrerebbe sempre arieggiare quando si cucina. Infine non bisognerebbe riscaldare il tegame da solo, senza cibo perché il PTFE è stabile solo fino a 300°, temperatura che potrebbe raggiungere se messa solo sul fuoco. Molti produttori, inoltre, avrebbero iniziato a segnalare l’assenza dell’acido perfluoroottanoico, con l’indicazione “PFOA Free”. Prestiamo quindi attenzione al momento dell’acquisto a questa sigla.
Il rischio di tumori al fegato, al pancreas e di altro genere non sarebbe legato all’uso di padelle antiaderenti allo stato attuale delle conoscenze scientifiche.
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