Ieri la BCE ha confermato lo status quo dando ragione a chi giudicava la riunione di ieri come un non-evento. Sebbene qualche ora prima della conferenza stampa i dubbi tra gli analisti andassero moltiplicandosi, stando alla maggior parte delle previsioni le decisioni più importanti dovrebbero essere rimandate all’appuntamento di dicembre. E così dopo la BCE adesso di guarda alla FED. Infatti la settimana prossima sarà la volta della Banca centrale statunitense. In questo caso Jerome Powell, dovrà affrontare più o meno gli stessi dilemmi che hanno attanagliato i vertici della BCE in queste ore.
In altre parole dovrà scegliere se dare priorità ad operazioni espansionistiche per salvaguardare la crescita oppure tenere a freno un’inflazione che si sta facendo ormai incalzante. Infatti a settembre l’Indice dei Prezzi al Consumo ha fatto registrare un rialzo del 5,4% su base annua, dopo il 5,3% del precedente dato annuo su agosto. Un’escalation che potrebbe portare la FED ad una risposta più aggressiva rispetto a quanto fatto pensare finora, sia nei tempi che nelle modalità. Nel mirino degli osservatori, infatti, ci sarebbero possibili aumenti sui tassi di interesse. Il numero di questi eventuali ritocchi potrebbe aumentare da uno a tre proprio a causa di un parallelo rialzo dei prezzi al consumo.
Dopo la BCE adesso di guarda alla FED
Sebbene il concetto di inflazione transitoria sia stato più volte sottolineato dai vertici della FED, in molti si chiedono quale sarà l’arco di tempo durante il quale si manifesterà questo fenomeno. Da parte sua Goldman Sachs prevede un IPC USA che rientrerà nella media del 5% intorno alla prima parte del 2022. Successivamente dovrebbe scendere al 4% entro la metà dell’anno e ridursi al 3,1% alla fine dei prossimi 12 mesi.
Recentemente Janet Yellen, ministro del Tesoro statunitense, ha rassicurato circa alcuni segnali di rientro dell’inflazione. Una rassocurazione che l’ha portata a parlare di un “ritorno ai normali livelli, intorno al 2% già dalla seconda metà del 2022”.
Attualmente come sottolineato dagli esperti di Columbia Threadneedle sul tavolo sono presenti dei fattori di rischio. Anche perché l’azionario vede ancora indici che flirtano con i massimi storici. Ma nonostante ciò, le proiezioni sull’azionario tendono ad essere positive. A dare una mano all’ottimismo, anche le previsioni su una crescita degli utili vista come robusta.